Mai come in questo periodo di pandemia mi era capitato di vivere un anno senza avvertirlo appieno. Tra il 2020 e il 2021 non solo sono diminuite le mie interazioni sociali—che, da brava nerd sedentaria, non è che siano mai state troppo frequenti—, ma ho anche iniziato l’università, seguendo le lezioni in DAD e studiando come una matta. Dei sei esami del primo anno sono riuscita a darne quattro, tra pigrizia e drammi familiari, e si spera che questo secondo anno riesca a essere più proficuo.
Le mie amicizie sono rimaste grossomodo le stesse. Continuo ad avere uno splendido e profondo rapporto con la mia migliore amica, Sara, e con il mio migliore amico, Roberto, nonché con il mio caro amico Antonio e con il mio fidato e stretto gruppo di amiche femmine: Sara, Nunzia e Martina. Altre due amicizie che ho continuato a coltivare sono quelle con Sabrina e Claudia, due ragazze che ho conosciuto l’anno scorso all’università, e quelle con i miei due amici a distanza, Cinzia e Andrea. Non ci sentiamo tutti i giorni, per non parlare di vederci, cosa che succede all’incirca una volta ogni paio di mesi (con quelli a distanza purtroppo non accade da anni), ma il rapporto resta saldo e sappiamo di avere qualcuno su cui poter fare sempre affidamento.
Ho, poi, conosciuto un’altra persona quest’anno: Francesca, una ragazza più grande di me con cui ho iniziato a sentirmi su Instagram, e siamo subito diventate amiche. Sono così contenta di averla nella mia vita: è piena di energia e creatività, simpaticissima e dolce, parliamo per ore e ore delle cose più stupide ma anche di argomenti seri, senza mai scannarci ma sempre con rispetto e tolleranza e ascolto reciproco. È stata sicuramente una delle note più positive, se non la nota più positiva, dell’anno. Non sto fingendo che sia perfetta, ma penso abbia capito fin da subito che non lo sono nemmeno io, quindi ci siamo trovate.
Ciò che mi ha segnata di più in questi ultimi due anni è stato il trasloco in una casa che odio. Soltanto durante questo settembre ho finalmente avuto a disposizione una stanza, dove studiare in santa pace e leggere indisturbata. Proprio a causa del fatto che prima non avevo un posto dove stare, 2020 e 2021 sono stati anni deludenti per quanto riguarda le letture: non solo non sapevo bene dove mettermi per leggere avvolta dal silenzio, ma non ho neanche potuto esporre i miei libri nelle librerie, poiché questa casa orribile è infestata dalla muffa; quindi li ho dovuti stipare in degli scatoli o in buste di plastica. Insomma, la book lover che è in me ha considerato il suicidio.
Unica salvezza dal malumore e dal blocco del lettore nel 2021 è stata Shadowhunters. Cassandra Clare neanche mi conosce, ed è probabile che non saprà mai della mia esistenza, ma la sua saga per me significa tantissimo: è capace di emozionarmi, di farmi ridere a crepapelle o piangere al punto da avere la vista appannata. Mi sono affezionata come una matta a tutti i personaggi di The Mortal Instruments, ovvero la saga che ho riletto quest’anno (conto di rileggere The Infernal Devices e The Dark Artificies e di cominciare le altre l’anno prossimo). È diventata il mio safe place, a cui ritornare ogni qual volta ne sento il bisogno.
Gli altri libri che ho letto quest’anno sono stati L’ultima notte della nostra vita, di cui ho parlato brevemente nei consigli LGBT di giugno, e di cui spero di scrivere una recensione l’anno prossimo; stesso discorso vale per Stai zitta di Michela Murgia, al quale dedicherò un feminist friday. Ho poi letto la Mirra di Alfieri per l’esame di Letteratura italiana 2 che dovrò dare a gennaio. Sono titoli che vi consiglio, forse con l’unica eccezione della Mirra che non mi ha del tutto convinta.
Al contrario invece questo è stato un anno in cui ho guardato tantissimi anime e serie tv. È stato perlopiù dedicato ai rewatch, però non sono mancate scoperte interessanti di cui vi parlerò a breve. Il motivo principale per cui sto scrivendo questo articolo è proprio per compensare il silenzio di questi mesi, dove non vi ho portato recensioni, in parte per tempo, in parte per noia e in parte ancora perché mi risulta molto difficile terminare i prodotti che comincio e quindi poterne parlare in maniera complessiva.
Il mio anno fandomico è iniziato con quattro nuovi anime: Puella Magi Madoka Magica, Wonder Egg Priority, Scar on the Praeter e Terror in Resonance. Il primo l’ho concluso e amato: non dico che sia perfetto, ma mi ha fatta piangere come non so cosa e ha una serie di significati profondi e complessi che mi hanno veramente scombussolata per diversi giorni; non appena mi sarà possibile lo rewatcherò, magari guarderò anche i film e il seguito, e poi ne scriverò una recensione. Il secondo l’ho quasi terminato: mi mancano gli ultimi due episodi e il film, ma degli episodi conosco già il contenuto e poiché mi aveva fatta rimanere molto perplessa non li ho ancora guardati; ho come l’impressione che il finale abbia tolto molto allo spirito iniziale dell’anime, che invece io avevo trovato innovativo, geniale, audace e commovente. Scar on the Praeter mi è sembrato un normalissimo shōnen capace di intrattenere, ma non posso esserne sicura perché ne ho vista solo una piccola parte (intendo riprenderlo prima o poi). Infine abbiamo Terror in Resonance, che chi mi segue da tanto già sa essere stato per me una grande delusione (sono riuscita a recensirlo!). Sempre a gennaio ho anche però ricominciato a leggere un manhua che adoro, ovvero Tamen de Gushi, un GL adorabile, che devo continuare quanto prima.
A febbraio ho provato a ricominciare Winx Club, cartone epocale della mia infanzia che avevo già rewatchato nel 2020; purtroppo ho riguardato solo i primi cinque episodi, ma è stato comunque piacevole farlo, perché per quanto il target sia infantile le prime quattro stagioni sono fatte benissimo, sono decisamente educative: è un cartone femminista, per la sua epoca e oltre, e lo consiglierei a qualsiasi bambina o bambino voglia divertirsi e allo stesso tempo imparare qualcosa, o a ogni persona adulta che voglia tornare piccola guardando un prodotto di qualità. Sempre a febbraio ho iniziato anche una nuova serie tv, Euphoria, consigliata da Andrea, ma non so se continuarla o meno perché i primi episodi non mi hanno proprio convinta; è strano perché mi ispirava, prima di guardarla: ero curiosa di scoprire la recitazione di Zendaya e mi intrigavano le vibes del trailer, però poi i personaggi non mi sono molto piaciuti e i pochi episodi che ho visto mi hanno annoiata o messa a disagio; di solito però evito di giudicare sulla base di così poco, quindi forse le darò una seconda possibilità.
Marzo invece è stato interamente dedicato a The Walking Dead, come del resto la prima parte di aprile. Questa serie tv ha fatto parte della mia vita da quando andavo alle medie, con una breve pausa di qualche anno durante gli ultimi del liceo. Ho deciso di rewatcharla da capo e di recuperare le più recenti stagioni, che mi mancavano, e non me ne pento neanche un po’. La stagione tutt’ora in corso, l’undicesima, non mi sta convincendo, a tratti mi sta facendo addirittura incavolare, però ho amato le altre dieci e in generale sono contenta di aver rispolverato questo pezzo della mia infanzia al quale sono sempre stata affezionata. Ho scritto un articolo sulle cinque ragioni per cui consiglio la serie tv qualche mese fa, se vi interessa.
Anche ad aprile ho cominciato diverse cose (pur, come sempre, senza portarle a termine): tre anime (di uno ho letto anche il manga, di uno non l’ho trovato e un altro invece non ce l’ha) e una serie tv. Il primo è stato 100 Princes and the Kingdom of Dreams, anime originale, che ho anche recensito; un parere accurato lo potete trovare cliccando sul link, ma vi basti sapere che, anche se non ve lo consiglio, se cercate un prodotto che si lascia guardare quando proprio non avete altro da fare, potrebbe piacervi. Il secondo invece è stato 12-sai. Chicchana mune no tokimeki, uno shoujo che mi ha sorpresa in positivo: se cercate un anime romance leggero ma molto godibile e privo dei soliti stereotipi e cliché legati al mondo femminile e adolescenziale, ma piuttosto cercate di essi una buona rappresentazione, e che anzi affronta anche tematiche insolite per il genere, avete trovato ciò che fa per voi. Il terzo, del quale ho letto anche il manga, è Don’t bully me, Nagatoro-san: è un mio guilty pleasure, perché sono consapevole che la sua premessa sia parecchio cringe (il bullismo usato come scintilla per l’inizio di una relazione romantica), ma vi assicuro che andando avanti con i volumi i toni cambiano e il rapporto tra i due personaggi principali diventa non solo adorabile, ma anche davvero molto sano. La serie tv invece è Midnight Diner, che mi ha fatto iniziare mia sorella Adriana, ma della quale ho visto solo qualche episodio (tra l’altro ho cominciato dalla quarta stagione perché Netflix soffre di gravi problemi e ha caricato solo quarta e quinta senza le tre precedenti; per fortuna però ogni episodio è autoconclusivo). Ho anche rewatchato due film di animazione della mia infanzia: Ratatouille e Kirikù e la strega Karabà, entrambi belli proprio come me li ricordavo, se non di più, visti da prospettive che da bambina non avevo considerato.
Maggio è stato a sua volta un mese molto proficuo. Mia sorella Sonia mi ha democraticamente invogliata a guardare due serie tv, per intero: The Umbrella Academy e Lupin. La prima mi è piaciuta tantissimo, sono consapevole che non sia un capolavoro ma è proprio del genere che piace a me e non vedo l’ora che esca la terza stagione; i prodotti incentrati sulle famiglie, specie con molti fratelli e sorelle, oppure sul trope della found family (e diciamo che in questo caso ci sono entrambe le cose), riescono quasi sempre a conquistarmi; se poi a questo aggiungiamo l’elemento magico o comunque soprannaturale, io mi vendo per pochi spiccioli. Lupin invece mi ha intrattenuta ma non mi ha conquistata, anche se l’attore principale, Omar Sy, è davvero bravissimo ed esilarante. Sempre a maggio poi mia sorella Adriana mi ha fatto recuperare Fleabag—anche qui, del tutto democraticamente, dopo solo un anno che mi supplicava—, che mi è piaciuta, non proprio stregata però mi ha soddisfatta, soprattutto la seconda stagione. Poi io ho fatto vedere a lei Death Parade, che com’è giusto che sia le è piaciuto—diffidate delle persone che non lo apprezzano!—, e che per me era un rewatch che ho affrontato super volentieri, in lacrime come al solito. Ho poi addirittura guardato un film: The house with a clock in its walls, che mi è piaciuto tantissimo e che intendo rivedere in originale e di cui soprattutto voglio leggere la saga letteraria dal quale è tratto. Tutta la parte finale del mese, invece, è stata dedicata a Owari no Seraph: mi sono messa in pari con il manga, ho cominciato anche lo spin-off prequel sul personaggio di Guren Ichinose, e ho ricominciato l’anime (arriverà mai la terza stagione? Chi lo sa); nonostante mi sia entrato nel cuore, c’è un neanche poi così velato sessismo di fondo che a volte lo ha reso difficile da mandare giù, però la trama è particolarissima e i personaggi sono molto fighi (la mia preferita in assoluto è Shinoa, ma amo anche Guren; vado contro corrente e shippo yuunoa e guremahi come otp, mentre la mikayuu la vedo come brotp immensa; in compenso shippo la gureshin, va bene o devo essere linciata?).
Giugno invece è un mese nel quale non ho visto praticamente nulla (complice il fatto che stessi finendo di studiare per l’esame di ecdotica che ho dato il 29, un giorno prima del mio compleanno); ho visto solo un paio di episodi di due anime, cioè Super Cub e Yakunara Mug Cup Mo (il secondo mi ispirava tantissimo e voglio continuarlo), e per intero invece ho guardato Angel Beats!, che poi ho fatto recuperare anche ad Adriana qualche mese dopo; che dire: gli ultimi episodi si sono rivelati profondi, complessi, commoventi e piacevoli da guardare, i primi invece hanno spinto molto sulla comicità grossolana e a volte addirittura un po’ nonsense, il che ha creato dei ritmi sfalsati a causa dei quali si passava dalla noia all’eccitamento senza un minimo preavviso; il concept di base è stupendo e ho amato la protagonista, però il tutto sarebbe potuto essere stato sviluppato molto meglio. Poi avevo cominciato un manga, cioè In the clear moonlit dusk, che mi stava un sacco piacendo ma che non ho continuato (riassunto della mia vita). Infine ho letto un manga BL volume unico, Our dining table, che ho veramente adorato, e ne avevo anche iniziato la recensione, ma mi dimenticai di completarla (stendiamo un velo pietoso).
Luglio è stato un altro mese piuttosto povero: ho visto i primi due episodi di Pose, il primo di Young Royals (due serie tv consigliatemi da Antonio) e i primi tre dell’anime Izetta: the Last Witch, ma non ho continuato nessuno di questi (nonostante il primo e il terzo prodotto mi stessero piacendo un botto). Ho però rewatchato interamente una serie della mia infanzia, cioè Tru Calling, alla quale sono legatissima e che consiglierei a chiunque: è stata fatta proprio bene, con un ritmo incalzante, una protagonista spettacolare, un villain indimenticabile e personaggi di contorno interessanti, senza contare gli interrogativi su bene e male, giusto e sbagliato, destino o libero arbitrio che poneva; se non si fosse capito, sono ancora a lutto dopo anni per il fatto che è stata cancellata alla metà della seconda stagione. Infine ho guardato due film di animazione: Giù per il tubo (Flushed away) e Luca, il primo molto divertente, il secondo veramente bello.
Anche ad agosto purtroppo non ho guardato quasi nulla: ho rewatchato la prima stagione di Ted Lasso, una serie televisiva comedy incredibile—davvero ground breaking, originale, esilarante, innovativa e profonda—, la cui seconda stagione è andata in onda nello stesso mese. Ho anche riguardato The Good Place, con tanto di terza e quarta stagione che dovevo recuperare, e me ne sono (re)innamorata follemente: anche questa è una comedy validissima, affronta temi serissimi in modo spontaneo e divertente, ma senza paura di osare; adoro tutti i protagonisti e le dinamiche tra di loro e non vedo l’ora di parlarvene più nel dettaglio. Ho poi provato a rewatchare anche H2O, telefilm della mia infanzia, e Sense8, la mia serie preferita, ma del primo ho visto solo pochi episodi e con il secondo mi sono fermata alla prima stagione (tuttavia conto di riprendere entrambi). Infine, ho cominciato l’anime Sk8 to Infinity, che mi stava piacendo, però come per quasi tutto il resto dei prodotti di quest’anno l’ho lasciato in sospeso.
Il fandom più importante nel quale mi sono gettata a capofitto a settembre è stato Angel’s Friends, cartone animato italiano che ha fatto parte della mia infanzia quasi quanto Winx Club; ne ero davvero ossessionata da bambina e anche in questo 2021 i feels verso i suoi protagonisti, le sue vicende e soprattutto la sua coppia principale, Raf e Sulfus, sono stati potenti; ne volevo scrivere la recensione, ma non l’ho fatto perché non ho rewatchato la seconda stagione, che è disponibile purtroppo solo in inglese, e che presenta un calo di qualità notevole, entrambe cose che mi hanno scoraggiata (non perché non capisca l’inglese, ma perché non mi piacciono i doppiaggi in generale e nello specifico ho sviluppato nel tempo un astio profondo per quelli da x lingua all’inglese, specie se si tratta di cartoni). Ho poi visto giusto i primi episodi di tre anime: The Aquatope on White Sand, Nadia: the secret of blue water (consigliato da Francesca), e Cells at Work Black Edition; mi stavano piacendo molto tutti e tre e prima o poi li riprenderò. Infine, ho guardato il primissimo film Ghibli, Castle in the Sky, super carino e piacevole, e ho anche terminato la prima e per ora unica stagione della serie tv Only Muders in the Building, consigliatami da mia sorella Adriana, e da me apprezzatissima: non solo la trama è accattivante e i personaggi ben scritti, ma il trio principale è davvero peculiare, non se ne vedono spesso in giro di gruppi così.
Come buona parte della popolazione mondiale, a ottobre ho guardato Squid Game, che mi è piaciuto molto, sebbene non lo abbia ritenuto un capolavoro; mi ha senz’altro tenuta incollata allo schermo e mi sono affezionata molto al protagonista e a un paio di altri personaggi; la critica sociale feroce è stata sviluppata molto bene; il finale mi ha spiazzata e sono curiosa degli eventuali risvolti della seconda stagione. Ho anche poi guardato una sorta di web-serie, un insieme di brevi puntate (dai tre ai sette minuti ciascuna), ovvero The Lizzie Bennet Diaries, una rivisitazione di Orgoglio e Pregiudizio magistrale: una storia che era già tra le mie preferite in assoluto è stata addirittura migliorata, attraverso una riscrittura in chiave moderna che ne ha aggiustato le pecche dovute al contesto sociale e storico in cui è stata sviluppata originariamente; il cast scelto mi ha soddisfatta e per quanto a volte la recitazione fosse artificiosa nel complesso è stata davvero una scoperta, che mi ha fatta ridere, commuovere e fangirleggiare come una matta. Ho poi rewatchato i primi episodi di Galilei Donna, un anime che ho guardato alle medie con mia sorella Giovanna e che mi era piaciuto un botto, ma non l’ho terminato; intendo farlo nel 2022. Infine, il mese di ottobre è stato quasi interamente dedicato, dalla sua seconda metà, assieme alla prima di novembre, a Queer as Folk, serie lgbt dei primi anni 2000 che ha rivoluzionato la televisione queer e alla quale dire che sono affezionata è sul serio dire pochissimo; avrei davvero tante cose da dire a riguardo (buone e non).
Novembre e dicembre sono stati frenetici perché ho provato a studiare per un esame da dare alla fine dell’undicesimo mese, ma non ci sono riuscita, per cui mi sono poi focalizzata sulle nuove materie universitarie e sulle lezioni da seguire a distanza; ciononostante, ho comunque guardato qualcosa: come avevo già accennato, l’inizio di novembre è stato dedicato a Queer as Folk, che ho finito piuttosto velocemente. Dopodiché, sono entrata nel tunnel senza via d’uscita di Gomorra: essendo andata in onda la quinta e definitiva stagione, ho rewatchato le prime tre (mi manca ancora la quarta) e mi sono messa in pari fino a dicembre con l’ultima; sono letteralmente ossessionata da questa serie tv, il che è strano perché è difficile che un prodotto italiano mi ispiri e addirittura che mi catturi fino a questo punto; Gomorra però non è una banale fiction, ma è un vero e proprio documentario, che parla di eventi reali, relativi alla città di Napoli, all’Italia e a tutto il mondo; racconta la criminalità in un modo che i telegiornali non potrebbero mai spiegare e tutto questo lo dobbiamo a Roberto Saviano: persone come lui devono necessariamente essere considerate eroi; discorsi di attualità a parte, i personaggi di questa serie e i rapporti che instaurano tra di loro mi hanno rapita e penso che ne rimarrò fissata ancora per un bel po’. Inoltre, sempre a novembre, mia sorella Sonia mi ha fatto guardare Strappare lungo i bordi, che oltre a strapparmi un sorriso mi ha anche stracciato a pezzi il cuoricino con il suo ultimo episodio, focalizzato sulla tematica del suicidio; non avendo mai letto le graphic novel di Zerocalcare, per me è stato un racconto—anzi: un insieme di racconti—inedito e devo dire che l’ho trovato davvero ben pensato e costruito. A novembre ho anche guardato un film d’animazione straordinario, Over the Mooon, che intendo riguardare in lingua originale. Ho poi iniziato un anime, Selection Project, che mi ha presa tantissimo emotivamente e che sto seguendo tutt’ora. Infine, tra novembre e dicembre ho letto una ventina di capitoli dell’infinito manga di One Piece, consigliato da Francesca; anche se sto procedendo davvero lentamente, mi ha presa tantissimo e amo tutti i protagonisti che ho conosciuto finora; nonostante mi spaventi il ritmo lento degli anime vecchi, prima o poi conto di cominciarne anche la trasposizione animata.
Una costante di quest’anno come dell’anno scorso è stata la passione per l’anime Pokémon. Tra il rewatch delle serie disponibili con i sottotitoli e gli episodi nuovi del venerdì, non solo mi ha sempre fatto compagnia e garantito una risata, ma mi ha anche concesso di conoscere tante nuove persone, tra cui la sopracitata Francesca, attraverso l’account Instagram a tema anipoke che ho creato.
Quest’anno un’altra ragione per la quale mi sono molto divertita è stata un nuovo passatempo: fare video edits. Grazie all’iniziale sprone di Francesca, ho scaricato un’applicazione sul cellulare (prima YouCut, poi CapCut, che è quella che uso adesso) e mi sono data alla pazza gioia. Posso dire che assieme a leggere, scrivere, ascoltare musica e guardare anime o serie tv è diventato uno dei miei hobby preferiti. Se volete guardare le cosine che ho creato potete farlo sul mio canale.
Tirando le somme, non è che sia stato poi malaccio quest’anno. Ci sono state davvero tante problematiche familiari, purtroppo anche con lo studio spesso mi sono sentita demotivata, ma almeno ho avuto molte persone al mio fianco pronte a sostenermi e la consolazione di una miriade di personaggi finzionali che, seppur inesistenti, mi hanno dato forza o messo allegria. Spero che questo 2021 sia stato proficuo per tuttə coloro che sono arrivatə a leggere fin qui e che il 2022 lo sia ancora di più, e per me e per voi.
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