5 motivi per cui guardare The Walking Dead

ESSENZIALMENTE SPOILER-FREE

Tra meno di una settimana uscirà l’ultima stagione di The Walking Dead, una delle mie serie tv preferite e sicuramente quella a cui sono più affezionata. Chi mi conosce sa che fa parte della mia vita dalla mia infanzia e che rappresenta la mia unica eccezione alla regola di non guardare nulla di spaventoso, o che potrebbe potenzialmente provocarmi incubi di notte. Anche se di solito giro alla larga dal genere horror, The Walking Dead mi ha totalmente rapita, mi ha conquistata e non sono riuscita ad abbandonarla nemmeno quando mi ha davvero fatta soffrire.

Sono quindi qui per convincervi a iniziarla, soprattutto adesso che sta per andare in onda il suo capitolo conclusivo. Ecco cinque motivi per cui guardare The Walking Dead:

5. BADASS CHARACTERS

So che può sembrare un motivo superficiale, ma in una serie tv come The Walking Dead l’azione è fondamentale. Per quanto il fulcro dello show sia in realtà primariamente psicologico, non mancano scontri corpo a corpo, con armi bianche e armi da fuoco così appassionanti da far venire la pelle d’oca. È fighissimo vedere i nostri eroi e le nostre eroine abituarsi a un mondo distrutto, abitato da mostruose creature sempre in agguato, e diventare man mano abilissimi nel combattimento, agili e astuti. Se nelle prime stagioni un esiguo gruppo di zombie bastava per mandare nel panico i protagonisti, con l’avanzare degli episodi ci si rende conto di come la vera minaccia siano gli altri esseri umani, mentre dei «walkers» ci si occupa facilmente.

Partendo da Rick, il personaggio principale, un eroe carismatico e grigio, difficile da inquadrare fino in fondo, per arrivare a Michonne, un’indomita spadaccina che recupera la sua umanità nel corso degli episodi senza mai perdere il suo coraggio e la sua forza, The Walking Dead è pieno zeppo di personaggi che sanno badare a loro stessi. Daryl e Carol, Glenn e Maggie, Abraham e Rosita, Tara e Aaron, persino ragazzini come Carl ed Enid vi stupiranno con scene emozionati, da far mancare il fiato.

Non è poi solo durante gli scontri che i personaggi di questa serie risultano dei veri e propri badasses: tante delle battute di Rick sono diventate iconiche nel corso degli anni, a partire dal suo esemplare «They’re gonna feel pretty stupid when they find out: they’re fucking with the wrong people», per arrivare alla sua fantomatica minaccia al villain principale delle stagioni 7-8: «I’m gonna kill you. Maybe not today, maybe not tomorrow, but I’m going to kill you. And nothing, nothing is gonna change that, nothing. You’re all already dead.»

Non bisogna che aspettiate l’evoluzione selvaggia di Rick per notare quanto sia figo, in quanto già nel secondo episodio è lui a prendere in mano la situazione e a incatenare il casinista e razzista Merle al tetto di un edificio, tutto presentandosi come «officer friendly».

Mi sono concentrata su Rick per evitare di fare troppi spoiler e perché comunque si tratta del nostro protagonista, ma letteralmente tutti i personaggi principali sono in grado di farvi sogghignare davanti allo schermo a seguito di qualche battuta mordace o per un colpo mortale ben inflitto a un nemico.

4. DARYL DIXON

Giuro, non lo sto dicendo da sua fangirl. Okay, forse un po’…

Daryl Dixon è un personaggio impossibile da non amare, a prescindere dal vostro genere e/o orientamento sessuale. È un fan favorite dalla prima stagione nonostante non esista nei fumetti, senza ombra di dubbio una delle divergenze dal materiale originale più geniali di sempre.

Daryl è a mani basse uno dei personaggi che cresce maggiormente nel corso delle stagioni, senza mai variare la sua vera essenza. Per quanto cinico e rozzo possa apparire, Daryl ha un grande cuore, che lo contraddistingue dal resto del team. Daryl è quello che ha passato ore a cercare da solo una bambina scomparsa, ogni singolo giorno dalla sua sparizione, e che ha provato a dare speranza alla madre prima del suo ritrovamento. Daryl è quello che ha ascoltato e interrogato Andrea durante il suo periodo di depressione quando la maggior parte degli altri membri del gruppo poco altro faceva che ignorarla. Daryl è quello che si addossa sempre la colpa di ogni perdita e lutto, che non si sente mai abbastanza, che sotto la facciata da duro nasconde tanta fragilità e che ha una quantità infinita di amore da donare, indirettamente proporzionale a quella che ha ricevuto fin da bambino.

Mi piace come con Daryl si combattano diversi stereotipi, ad esempio: di solito il personaggio maschile macho dai contorni rudi e animaleschi sarebbe un gran sciupafemmine, uno che non si fa problemi a fare avances sessuali alle donne per portarsele a letto, come ad esempio suo fratello. Daryl invece non è a suo agio con il contatto fisico, non l’ho mai visto toccare una donna con intenzioni maliziose, non ne sfiorerebbe una senza permesso neanche con un dito. C’è un episodio della seconda stagione dove rende piuttosto chiara anche la sua opinione sullo stupro (non che ci dovrebbero essere opinioni a riguardo).

Daryl è capace di stenderti con un pugno, di colpirti a metri e metri di distanza con una freccia scagliata dalla sua amata balestra, sa sopravvivere a lungo da solo procacciandosi il cibo anche nei modi più disgustosi, ma è anche un amico fedele, che farebbe di tutto per le persone che ama, che cerca di venire a patti con gli abusi subiti nella sua infanzia e che lo hanno inevitabilmente segnato, è un uomo che per quanto possa far parte di una squadra e affidarsi a un leader non sarà mai il servo di nessuno.

Se gli chiedete chi sia, la sua risposta sarà sempre Daryl.

3. EQUILIBRIO TRA AZIONE E PSICOLOGIA

Non guardate The Walking Dead per la trama, anche perché non ce n’è davvero una al di là della linea guida generale: dei sopravvissuti a un’apocalisse zombie cercano di non tirare le cuoia, combattendo contro suddetti zombie e altri sopravvissuti.

Guardate The Walking Dead per la complessità dei suoi personaggi e di alcune situazioni e dinamiche che propone con grande maestria. Se a primo acchito può sembrare una storia banale e scontata senza neanche troppi colpi di scena, fin dalle prime stagioni si comprende fino in fondo come in realtà il fulcro della serie non siano le battaglie e i combattimenti contro i non-morti, ma gli effetti che vivere in un mondo così devastato, senza più civilizzazione, provoca sulla psiche delle persone.

Tutti i personaggi cambiano e maturano nel corso degli episodi, a volte ci propongono evoluzioni, altre volte involuzioni, altre ancora non si riesce bene a capire fino a che punto la loro mente oscilli tra un estremo e l’altro, come nel caso del personaggio di Morgan, uno secondo me dei più interessanti dello show. Vediamo i nostri eroi e le nostre eroine guarire da traumi sia precedenti che successivi all’apocalisse, assistiamo ai loro crolli mentali, alle loro crisi, ai loro dubbi. Non esiste un singolo personaggio che sia semplicemente buono o cattivo, che non abbia fatto cose discutibili o addirittura imperdonabili pur facendo parte dei good guys. È impossibile tracciare una linea netta tra giusto e sbagliato.

Ciò non significa che le loro azioni siano giustificabili o giustificate nel corso della serie, ma anzi bisogna sempre che ci vengano a patti prima o poi, che le accettino, o che paghino per esse, anche in un mondo dove non esiste più né giustizia né legalità. Una cosa che mi piace davvero tanto di The Walking Dead è che i villains vengono sempre sconfitti da chi lo merita, per quanto possano aver inflitto del male a più di una persona. C’è una specie di ordine cosmico che viene sempre preservato e quando accade è più che soddisfacente da guardare.

Assistere alla trasformazione di ogni singolo personaggio è stato per me un privilegio e devo dire che le mie preferite — nonostante, davvero, le ho amate tutte — sono state quelle di: Carol, Daryl, Carl, Michonne e Rick. Carl, in particolare, passando dall’essere un bambino al diventare un ragazzo, mi è davvero entrato dentro, visto che sono letteralmente cresciuta assieme a lui: avevo all’incirca la sua età quando ho iniziato la serie e anno dopo anno l’ho visto maturare parallelamente a me. Al di là di tutto, troverete senz’altro quel personaggio fatto apposta per voi che sarà capace di sconvolgervi, di emozionarvi, di suonare le corde più delicate del vostro cuore.

2. FEMMINISMO

So che può sembrare strano pensare a The Walking Dead, una serie tv piena di maschioni che combattono mostri decisi a sbranare le loro carni, come di un prodotto femminista—e non ho intenzione di negare che abbia i suoi difetti o le sue mancate opportunità in questo senso—; tuttavia, posso assicurarvi che lo è.

Ho intenzione di dedicare un intero feminist friday a The Walking Dead non appena l’ultima stagione sarà conclusa, ma posso sicuramente accennare almeno alcuni dei motivi principali che mi spingono a fare certe affermazioni:

1. The Walking Dead è una serie tv realistica: avete sentito bene, uno show pieno di non-morti impossibili da uccidere se non da un colpo al cervello può essere comunque realistico—e deve esserlo! La scusa del: oh, è un fantasy, o del oh, è un distopico, buttata lì per giustificare comportamenti senza senso o buchi di trama ha decisamente stancato. Con questo non sto cercando di dire che il punto forte di The Walking Dead sia la coerenza narrativa, perché non lo è, neanche lontanamente, ma è nei suoi personaggi che il realismo riesce, nelle loro vicende personali, nelle backstories, nel modo in cui affrontano le tragedia della vita.
Faccio questa premessa perché è palese come, persino durante un’apocalisse, nelle prime stagioni i team di sopravvissuti fossero organizzati attraverso un assesto decisamente patriarcale: le donne rimanevano al sicuro a preparare la cena e a fare il bucato, gli uomini procuravano il cibo e si occupavano di sterminare i mostri brutti e cattivi, il tutto facendo da padroni e da protettori a mogli, sorelle e amiche. Questo schema viene messo in discussione fin dall’inizio da diversi personaggi, ma non per questo viene smantellato nel giro di un episodio; come nella vita reale, le donne devono sempre lavorare il doppio per essere considerate, forse, tanto capaci quanto un uomo. Tuttavia, con l’avanzare delle stagioni, è palese come ogni singolo membro del team sia ormai perfettamente capace di badare a se stesso, a prescindere dal suo genere. Certo, possono esserci delle premure nel caso in cui una donna sia incinta, o in base alla sua età, ma Michonne, Carol, Maggie, Rosita, Tara e tutte le altre female leads non vengono considerate niente di meno rispetto a Rick, Daryl, Glenn e gli altri male leads della serie.

2. La forza dei personaggi non è solo quella fisica e la leadership non è univoca. Per quanto Rick sia sempre stato il capo indiscusso del team, non sono stati pochi i momenti in cui altri personaggi, anche femminili, gli hanno fatto notare i suoi errori e hanno mostrato il suo stesso vigore. Non voglio fare spoiler, ma detta sinceramente non so dove sarebbe il nostro gruppo di eroi, oggi, senza Michonne al fianco di Rick a fare da co-leader. Non solo ha messo in discussione più volte le sue scelte, finendo per decidere lei su alcune questioni, ma ha quasi sempre cercato di non imporsi su di lui—e viceversa—, preferendo piuttosto il dialogo e la razionalità allo scontro.
A mostrare capacità di leadership è anche per esempio Andrea (oltre che Maggie), alla quale sarà dedicato un intero arco nella terza stagione, ma sempre per mantenere l’articolo spoiler-free non approfondirò la questione.

3. The Walking Dead non ha paura di mostrare gli uomini come i mostri che sanno essere, non si è mai fatto problemi a parlare di violenza domestica, di stupro, di prevaricazione, persino di mansplaining. Ci sono state da questo punto dei vista delle componenti del character arc di un personaggio, introdotto nella settima stagione come villain e portato verso un percorso di redenzione in nona e decima, che non mi sono piaciute, ma poiché manca ancora un’intera stagione che, credo, lo riguarderà parecchio, do il beneficio del dubbio. Ad ogni modo, non cancella comunque i meravigliosi messaggi e le scene suggestive già mandate in onda.

Mi fermo qui nonostante ci sarebbe ancora tanto da dire, ma come ho già preannunciato ho in cantiere un articolo bello lungo focalizzato tutto su questo argomento.

1. RELAZIONI TRA I PERSONAGGI

SPOILER ALERT! Faccio riferimento ad alcune relazioni amicali e sentimentali tra i personaggi che si formano anche nelle ultime stagioni.

Quando parlo di relazioni non parlo ovviamente solo di rapporti romantici. The Walking Dead mi tiene inchiodata ai suoi episodi da anni ormai proprio grazie al modo in cui fa interagire i suoi personaggi. È percepibile quando nel corso del tempo, immersi in un mondo catastrofico e apocalittico, i nostri protagonisti siano diventati a tutti gli effetti una famiglia, al di là dei legami di sangue. Questo non me lo sto inventando io: è proprio un tema ricorrente della serie, un concetto che riemerge esplicitamente di continuo. Persone che mai si sarebbero trovate a bere un caffè assieme, prima che il mondo finisse male, arrivano a significare tutto le une per le altre.

Michonne e Carl si considerano migliori amici al di là della differenza di età che li separa, Daryl e Beth diventano straordinariamente vicini pur sembrando all’apparenza incompatibili, Rick e Carol passano dall’essere due persone con ben poco in comune a praticamente fratello e sorella, Sasha e Bob si innamorano l’uno dell’altra in un modo così naturale che non può non fare tenerezza. Credo che i miei rapporti preferiti siano quelli platonici tra Carol e Daryl e Rick e Daryl (Daryl ha una chimica pazzesca praticamente con tutti) e quello romantico tra Rick e Michonne. Adoro il realismo che permea ogni relazione, la genuinità con la quale i personaggi si affezionano gli uni agli altri, a volte anche avendo fatto parte di fazioni opposte. L’amicizia tra Tara e Maggie, o l’affetto che sboccia tra Negan e la piccola Judith, o ancora il lento percorso verso la fiducia e la stima che percorrono Daryl e Aaron… sono tutti rapporti che non possono fare a meno di catturare lo spettatore e affascinarlo e sono, senza ombra di dubbio, l’elemento più consistente e coerente di tutta la serie.

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