Il mio anno tra Gomorra, Bad Buddy e delusioni

TWs: pensieri suicidi, fallimenti accademici, problemi familiari

Se volete passare direttamente ai fandom, skippate i prossimi paragrafi e andate oltre.

C’è da dire che pochi anni sono stati per me grossomodo terribili dall’inizio alla fine quanto il 2022. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita un’incapace e una fallita (come promemoria che avere un ego spropositato, e un’arroganza che sfocia nella presunzione, ha davvero poco a che vedere con l’essere provvisti di una buona dose di autostima; quella, purtroppo, mi manca). Sono sempre stata convinta di essere un certo tipo di persona, con determinati punti di forza e specifici talenti, e mai avrei pensato di ritrovarmi così nella merda accademicamente parlando prima di un anno fa, specie considerando che ho combinato tutto da sola: non ho nessuno da incolpare se non me stessa. Ancora adesso, dopo più di dodici mesi dall’inizio di questa discesa precipitosa, non ho individuato l’esatto problema a monte, non sono stata in grado di trovare una vera e propria soluzione (spero che la me che starà scrivendo il riassunto del 2023 a dicembre prossimo saprà dirmi di più a tal proposito).

Non sono ancora ‘spacciata’: ho molti esami arretrati, ma confido di poterli recuperare nel corso del prossimo anno, sperando quindi di non dovermi laureare da fuori corso (solo ed esclusivamente per un fattore economico). Questo però non riesce a confortarmi per la totale delusione che è stata questo 2022. Penso che sia stato l’anno in cui più spesso, rispetto al resto della mia vita, ho desiderato di morire, o meglio ancora di non essere mai nata. Ovviamente non si tratta di pensieri scaturiti dopo il non aver fatto un esame o il non essere riuscita a rispettare un programma di studio, quanto più dal fatto che non sono stata capace in questi mesi di trovare dentro di me la forza per cambiare le cose, per convincermi che le delusioni passate non dicessero nulla su me stessa e su come avrei affrontato le prove successive. Mi sono trovata totalmente demotivata; la paura per il futuro e le difficoltà economiche, piuttosto che spronarmi a dare il meglio di me, mi hanno affossata psicologicamente ancora di più; ho iniziato a pensare che fosse tutto inutile, che io fossi inutile, e che in fondo un singolo successo non avrebbe comunque cambiato nulla nel grande schema delle cose. Allo stesso tempo ho desiderato poter fare tutto da capo, poter tornare indietro nel tempo e cambiare ogni mia scelta, vivere la mia vita una seconda volta, ma con la consapevolezza che ho oggi; so che non è possibile, ma mi piacerebbe. Non credo che le difficoltà ci fortifichino e basta, o meglio: può essere sicuramente vero, ma penso anche che a farci crescere, a migliorarci e a nutrirci sono innanzitutto le cose belle. Da persona che di momenti brutti ne ha passati parecchi e di svariata natura, posso testimoniare che mi abbiano lasciato più traumi e complessi mentali che altro. Certo, mi hanno dato degli insegnamenti, mi hanno concesso di riconoscere situazioni tossiche e stroncarle sul nascere piuttosto che indulgiare in esse, ma avrei preferito molto di più non viverle proprio.

Sta di fatto che non si è neanche trattato di un anno composto solo da momenti bui. Ci sono state (poche) soddisfazioni, come il riprendere a scrivere (ho addirittura iniziato un romanzo!) e il creare un gruppo Facebook basato proprio sulla passione per la scrittura (specie di fan fictions) e sugli eventi con il sistema dei prompts; ci sono stati tanti bei momenti passati con le persone a cui voglio bene, ci sono state amicizie nuove che voglio continuare a coltivare (come quella con Licia di @mochicreativo, profilo che vi consiglio vivamente di seguire) e riaffermazioni di rapporti ‘vecchi’ ma mai stantii (tra cui quello con @mvltixdisney, con cui ho legato da meno di due anni ma che mi sembra di conoscere da una vita); ci sono state realizzazioni su me stessa e sul mio orientamento romantico (che ho scoperto essere aromantico, o comunque nello spettro aro); ci sono stati grandi miglioramenti dal punto di vista del video editing, che mi ha dato qualche soddisfazione (questo è il mio canale, se vi può interessare); ci sono stati personaggi, relazioni, amicizie finzionali che mi hanno sorretta anche nei momenti più tristi e depressi.

Direi allora di passare direttamente a quelli, concludendo il discorso finora intrapreso augurandomi che nel 2023 io riesca a ritrovare la mia strada e a riconoscere il mio valore al di fuori di ciò che riesco a realizzare nel mondo capitalistico e performativo in cui viviamo.

IL MIO 2022 FANDOMICO TRA GOMORRA, BAD BUDDY E TANTO ALTRO

Premessa: l’impatto che hanno avuto tutti i fandom che menzionerò nei prossimi paragrafi non regge il paragone con quello di Gomorra – La serie e di Bad Buddy The Series; questi due hanno completamente monopolizzato il mio 2022, il primo nei mesi da gennaio a giugno (restando comunque presente nei successivi, specie fino ad agosto) e il secondo da luglio a dicembre (e già so che continuerà a infestare anche quantomeno l’inizio del 2023). Non ho fretta di sostituirli con nuove ossessioni: sono serie che mi fanno stare bene, dei veri e propri comfort shows a cui ritorno sempre quando sono triste o stressata, che sono stati in grado di risollevare anche le giornate storte e i periodi no. Detto questo, ci sono tanti altri media che mi hanno accompagnata durante l’anno.

Ho inaugurato il 2022 con la scoperta di Shingeki no Kyojin, tradotto Attack on Titan o L’attacco dei Giganti (anche se i titoli corretti dovrebbero essere The Attack Titan e Il Gigante dell’Attacco, ma quegli altri evidentemente suonavano più fighi quando li hanno scelti). C’è da dire che un’altra caratteristica che ha avuto quest’anno dal mio punto di vista è stata la densità: sono successe così tante cose che mi capita spesso di credere che l’inizio del 2022 corrisponda in realtà a tanto, tanto tempo fa; e, come conseguenza, quando penso che prima di quest’anno non avevo assolutamente mai né letto né visto Shingeki no Kyojin, la realizzazione mi lascia sempre addosso una sensazione strana. Mi pare di conoscere i suoi personaggi da una vita, invece è passato solo un anno. Che dire: non è certo stata una brutta esperienza guardare quest’anime (e poi recuperarne il manga), ma in parte ne sono rimasta anche delusa. Non ho apprezzato gli archi narrativi scritti per alcuni personaggi, non ho apprezzato l’orribile trope del bury your gays usato sull’unico personaggio (o meglio, sui soli due) canonicamente queer, non ho apprezzato l’eccessiva velocità nel dispiegamento degli eventi che è stata data alla seconda parte della storia. Ho però adorato la caratterizzazione di un bel po’ di personaggi (primi fra tutti Armin, Levi e Mikasa, ma anche Hange, Sasha e Connie, Gabi e tanti altri), diversi rapporti tra di loro (anche se, rispetto alla critica sociale, alla trama e all’approfondimento dei protagonisti, sulle relazioni si sarebbe potuto spingere di più) e il messaggio generale che scaturisce dall’opera. Mi piace anche che diversi elementi che hanno da sempre contraddistinto i personaggi femminili del genere shonen qui vengano ribaltati (e quando succede, a prescindere dal prodotto, la cosa mi strappa sempre un sorriso). In generale è una serie che consiglio, per quanto magari io non urli necessariamente al capolavoro: ne esistono di migliori.

A gennaio ho iniziato anche altri anime, ovvero Sasaki to Miyano, Police in a pod e My dress-up darling, solo che non ho concluso nessuno di essi; a mia discolpa, posso dire che quantomeno nel caso del primo (tra gennaio e febbraio) ho recuperato tutto il manga, perché ero troppo curiosa di sapere come procedessero gli eventi per attendere l’episodio settimanale; mi stavano a prescindere piacendo molto tutti e tre e Sasaki to Miyano nello specifico è un BL dolcissimo e fatto molto bene che consiglio veramente tanto. Ho inoltre provato a cominciare il manga di One Piece, ma per quanto non mi stesse affatto dispiacendo neanche mi ha presa abbastanza per spingermi a continuarlo, cosa che al momento dubito farò mai.

Infine, proprio all’inizio del mese ho anche guardato un film con la mia famiglia: The Holiday Calendar, un film con il trope friends to lovers usato nel peggior modo possibile, che unisce tutti i cliché delle commedie romantiche natalizie a una componente magica (devo dire super carina). Consigliato? Dipende da quanto tempo avete da perdere e quanta dimestichezza con la sospensione dell’incredulità.

A febbraio ho rewatchato Erased assieme a mia sorella, che invece lo ha guardato per la prima volta con il suo ragazzo; naturalmente le è piaciuto (diffidate profondamente di chiunque di fronte a esso abbia una reazione non positiva). Erased sarà per sempre uno dei miei anime preferiti; è a mani basse il più maturo e realistico che io abbia mai visto e non vedo l’ora di essere dell’umore giusto per iniziare anche il manga, il quale ho sentito dire finisce diversamente rispetto al cartone. Amo tutti i personaggi di Erased, ma non mi sono innamorata follemente di nessuna delle due coppie principali (anche se mi piacciono entrambe): è un prodotto che ho guardato in primo luogo per la trama; nonostante io avessi compreso fin da subito l’identità dell’antagonista, è stato comunque emozionante scoprire come gli eventi si dispiegassero. Mi piacerebbe poter tornare indietro nel tempo per potermelo di nuovo gustare ignara di tutti i colpi di scena.

È stato poi il turno di mia sorella di rewatchare qualcosa e per me di guardarlo per la prima volta: febbraio è stato monopolizzato dalla serie tv The Marvelous Mrs. Maisel, che personalmente ho amato davvero tanto. Adoro la profondità dei personaggi (e mi piacciono veramente tutti), c’è un paio di coppie per cui faccio un tifo sfegatato e in generale molti dei messaggi che ne scaturiscono sono potenti e, purtroppo, molto attuali. Non credo sia perfetta e, anzi, nel corso di quattro stagioni uno scivolone lo ha anche commesso, ma penso sia più che valida e penso che possa intrattenere qualsiasi genere di pubblico, nonché commuoverlo e farlo riflettere. La recitazione inoltre è di altissimo livello e la sceneggiatura è a dir poco brillante.

Anche a febbraio ho guardato un film, questa volta italiano: Johnny Stecchino, una pellicola comica con risvolti un po’ trash, scene invecchiate male e una protagonista femminile pazzesca. Non dico che sia necessariamente un film valido, ma è senz’altro uno che vi potrà far ridere.

Sempre a febbraio ho anche iniziato A Channel, un anime che mi stava piacendo molto ma che poi ho interrotto; si tratta di una comedy con una protagonista queer innamorata della sua migliore amica e conto di riprenderlo nel 2023.

Il primo libro letto quest’anno è stato poi proprio a febbraio e sto parlando de I Malavoglia di Giovanni Verga, che in realtà rileggerò anche a gennaio 2023 per l’esame di Letteratura italiana (2) che dovrò dare. Mi è piaciuto moltissimo, eppure non sono riuscita a godermelo appieno, perché ho trovato lo scottante pessimismo verghiano e la sua fermezza nel decretare le miserie e i fallimenti che derivano dall’abbandonare le proprie origini sinceramente eccessivi e pesanti, nonché irrealistici. Provengo da una famiglia problematica e con parecchie difficoltà economiche, quindi non è stato affatto difficile per me empatizzare con i Malavoglia (specialmente durante una sequenza in particolare, ovvero quella in cui sono costretti ad abbandonare la loro casa), però persino io sono pronta ad affermare che la sequela di negatività e di tragedie che si susseguono in questo romanzo sia ai limiti dell’assurdo. Ciononostante mi è comunque piaciuto tanto e mi sono affezionata da impazzire ad Alfio e Mena, una delle mie otp letterarie più forti (sebbene, purtroppo, non endgame).

A marzo ho guardato due serie tv, un anime e un film: The Chair e Suburra per intero, CardCaptor Sakura per metà e poi ho rewatchato uno dei miei comfort movies di sempre, ovvero On the Basis of Sex. La prima serie è stata carina: molto sui generis, forse non impattante come avrebbe voluto, con un buon messaggio che però sarebbe potuto essere trasmesso meglio, sicuramente una serie che racchiude in sé molte delle caratteristiche, e negative e positive, della società contemporanea degli ultimi anni. La seconda invece non mi è proprio piaciuta: oltre a essere una trashata senza né capo né coda, con personaggi scritti male e una trama che non si regge in piedi, ha anche whitewashato l’interezza dei personaggi sinti che ha messo sulla scena; no, no e ancora no.

CardCaptor Sakura l’ho iniziato a marzo e l’ho continuato direttamente a novembre (attualmente sono arrivata all’episodio 55, quindi me ne mancano 15 per completare l’anime originale): è un anime che senza dubbio ti rispedisce all’infanzia, che ti fa sorridere come solo un prodotto per bambini può fare; ha le sue problematicità (come una sottotrama pedofilica che viene romanticizzata), ma vanta anche un cast molto variegato e ben fatto, con personaggi interessanti ai quali è impossibile non affezionarsi, e due coppie (di cui una achilleica) stupende.

On the basis of sex è un film che consiglio a chiunque ma nello specifico al mio pubblico femminile e/o afab. È un film basato su una storia vera che racconta la storia di Ruth Ginsburg, una donna di legge che lotta per la parità dei diritti in un mondo profondamente sessista. A me piace ogni singolo aspetto di questo film, adoro come ha trasposto la sua storia e penso che la sceneggiatura sia a dir poco perfetta in ogni sua cosa.

Ho guardato anche un altro film, a marzo, ovvero Security, un film italiano dal quale mi aspettavo tanto ma che non mi è piaciuto per niente; salvo solo la recitazione di Marco d’Amore, come sempre bravissimo, e di Ludovica Martino, anche lei talentuosa, ma che da soli non sono riusciti a portare avanti un intero film, a mio avviso scritto davvero male.

Sempre per l’esame di Letteratura italiana (2), a marzo ho letto anche La Locandiera di Carlo Goldoni (e l’ho riletta a Natale). Mi è piaciuta? Insomma. È stata divertente? Senz’altro. È il capolavoro femminista ante-litteram di cui tutti parlano? Sinceramente no. Lo svolgimento della storia è senz’altro più degno di nota del finale, che anzi non ho apprezzato per niente e che tutto è fuorché un lieto fine. Non dico che non valga la pena di leggerlo, ma non fatelo con le aspettative alte che la sua reputazione potrebbe farvi sorgere.

Tra i vari mesi della prima metà dell’anno, aprile è stato senz’altro quello più monopolizzato da Gomorra. Ho rewatchato l’interezza della quarta stagione, che non avevo ancora rivisto dalla prima volta che andò in onda anni fa, e poi ho riguardato come sempre svariate volte gli episodi della terza, che è la mia preferita. È stato doloroso perché è una stagione nella quale muore uno dei miei personaggi preferiti e dove si sciolgono due dei rapporti di amicizia ai quali mi ero più affezionata, inoltre è proprio una stagione difficile e sofferta per Enzo, che è il mio preferito in assoluto, quindi non ho potuto non soffrire con lui; allo stesso tempo, coerentemente allo strano controsenso che è la mia vita, mi ha anche fatta sentire a casa, è comunque stata una visione che mi ha fatta stare bene, quindi non rimpiango questo rewatch neanche un po’.

Per il resto, ho iniziato un anime e due manga: Birdie Wing: Golf Girls’ Story, Tomodachi Game e Gaishu-Isshoku. Il primo è uno spokon tutto al femminile che sembra, per una volta, non spingere sul queerbaiting ma essere intenzionato a darci una reale rappresentazione saffica (non vedo assolutamente l’ora che esca la seconda stagione per averne la conferma); il secondo è un manga veramente interessante (con un concept che a tratti, magari anche da lontano, ricorda un po’ Squid Game), ma che ho lasciato a metà e che intendo senz’altro ricominciare/riprendere nel 2023; il terzo è un manga molto esplicito che racconta la storia di una mangaka di hentai e di un ragazzo molto timido che diventa per forza di cose il suo coinquilino e la relazione tra i due mi stava piacendo veramente un sacco: è ancora in corso e non ricordo più tutti i dettagli, per cui una rilettura sarà d’obbligo, ma nonostante possa sembrare una trashata fanservice a me era parso invece piuttosto interessante.

I fandom principali del mese di maggio sono stati sicuramente Heartstopper e Here u are. Di Heartstopper ho follemente amato il fumetto, che ho trovato, a differenza della serie, un prodotto fresco, ben strutturato, senza troppi fronzoli e cliché, emozionante e maturo, specie considerato il target di riferimento. Ne ho parlato nei consigli di rappresentazione LGBT+ del 2022 e ho spiegato anche come mai io abbia preferito la versione cartacea. Here u are invece è un manhua (fumetto cinese) ed è stata per me una rilettura (forse la terza? Che sarà sicuramente seguita da una quarta durante nel 2023); è un comfort place per me, è uno dei miei comics preferiti, sono innamoratissima dei personaggi, delle coppie, dei messaggi, di tutto ciò che lo compone, e mi sento sicuramente di consigliarlo un po’ a chiunque. Un’altra lettura queer che ho cominciato a maggio è stata To the stars and back: è stato il primo WebToon che io abbia mai seguito assiduamente e infatti, essendo in corso, tutt’ora recupero gli ultimi capitoli usciti non appena pegl0 arriva a caricarli (spesso con cadenza bisettimanale!): è super soft e colorato, mi sta piacendo davvero tanto, mi sono innamorata dei protagonisti e della coppia principale, che segue il trope grumpy x sunshine.

Due anime invece che ho iniziato senza completare durante questo mese sono stati HaruChika (di cui mi mancano pochi episodi) e Spy x Family (con il quale sono rimasta davvero indietro); il secondo voglio assolutamente recuperarlo il prima possibile perché mi stava piacendo da impazzire: è basato sul trope del fake dating e a fingere di frequentarsi sono un detective segreto e una assassina in incognito che nascondono le loro identità non solo al resto del mondo ma anche al/la coniuge e che si ritrovano ad adottare una bambina esilarante dotata del potere di leggere nel pensiero; questo quadretto comico e un po’ trash è solo una maschera che l’anime indossa per parlare di sessismo, ruoli di genere prestabiliti e aspettative sociali. Anche HaruChika mi stava piacendo, sebbene non mi abbia chissà quanto presa, e conto di concluderlo nel 2023.

Per legge superiore di Giorgio Fontana è il libro più bello che io abbia letto quest’anno e forse uno dei libri più belli che io abbia mai letto in tutta la mia vita. In un momento in cui mi trovavo (e in realtà quel ‘momento’ non è ancora terminato) in un blocco di lettura pazzesco, ho concluso questo romanzo in quattro giorni e solo perché nel contempo ho dovuto anche studiare (inoltre, non ho avuto il coraggio di leggere gli ultimi capitoli appena li ho raggiunti, perché avrebbe significato terminare il libro e io non volevo). Quello che vi posso dire è che si tratta di un testo che parla del conflitto tra la legge e la morale, tra la giustizia che si fa in tribunale e la realtà della strada, che a volte tra di loro non combaciano. I personaggi principali li ho trovati davvero ben costruiti: il protagonista non è necessariamente qualcuno con cui empatizzare (non è razzista, non è una cattiva persona, ma è senz’altro un conservatore e lo si nota da tante cose che fa e che dice), mentre la co-protagonista è senza dubbio un personaggio positivo, è l’eroina della situazione, che però nel romanzo a volte è costretta anche a fare i conti con la realtà dura e cruda. Io mi sono rivista moltissimo in lei e nonostante tutto ho finito per apprezzare molto anche lui e sicuramente mi sono innamorata dell’amicizia che tra i due si crea. Ve lo consiglio con tutto il mio cuore.

Giugno, com’è giusto che sia, è stato un mese molto gay (lo so: quasi tutti i mesi nel mio caso sono molto gay, ma tralasciamo). Ho letto due manga a tema queer che avrei voluto inserire nei consigli di rappresentazione lgbt+, ma uno dei due non mi è per niente piaciuto; il primo è stato Boy meets Maria, un fumetto davvero bellissimo (però attenzione ai trigger warnings) che parla più di identità di genere e di pressioni sociali che di omosessualità, la quale resta comunque un argomento trattato, e che ho appunto inserito nella lista. Il secondo invece è stato Bisexual, un manga che tratta l’argomento della bisessualità in un modo più che superficiale e che in generale ha parecchie problematicità, per cui non l’ho incluso nei consigli. C’è stata poi la rilettura del mio manga preferito in assoluto (assieme a Death Note), ovvero Bloom into You: uno yuri psicologico di otto volumi che io non smetterò mai di consigliare finché sarò in vita, perché si tratta di un vero e proprio capolavoro; anche di questo ho parlato nei consigli di rappresentazione lgbt+.

Anche le serie tv che ho visto sono state quasi tutte queer, a eccezione di Love Alarm, che ironicamente è stata però anche la più bella e in generale una delle più belle dell’anno. Le altre sono state il remake di quest’anno di Queer as Folk (un vero e proprio disastro in termini di trama, il cui unico punto di forza è per l’appunto la rappresentazione lgbt+, poc e disabile variegata), KinnPorsche (il mio primo drama BL, che mi ha delusa tantissimo e che non vi consiglio per niente) e Mr. Heart (il secondo BL che ho visto, molto semplice ma anche super carino, brevissimo e dolce, inserito nei consigli).

Ho poi guardato un film italiano, La cena perfetta, una commedia con Salvatore Esposito, che mi è piaciuto veramente tanto: bello nella sua semplicità, personaggi ben scritti (specie la protagonista femminile) e splendida storia d’amore.

Infine, per l’esame di Letterature moderne comparate, ho letto due libri: Morte a Venezia di Mann e Cronaca di una morte annunciata di Marquez; nessuno dei due mi è piaciuto, ma tra i due ho senz’altro preferito il primo, che almeno ha una prosa davvero ipnotizzante.

Luglio è stato il mese che ha visto nascere, come ho già preannunciato, la mia ossessione più grande di quest’anno (assieme a Gomorra), ovvero quella per Bad Buddy. È stato il quarto BL che ho guardato (dopo My Engineer, che sconsiglio con tutto il mio cuore nonostante abbia, tra le altre cose, una coppia stupenda, ovvero i RamKing, letteralmente l’unico aspetto positivo della serie) e il solo, assieme a Not Me (di cui parlerò dopo), ad avermi veramente stregata. Io parlerei di Bad Buddy per ore, ma per evitare di intasare questo articolo con mille chiacchiere su questa mia attuale ossessione vi rimando alla recensione che ne ho scritto.

A luglio ho anche guardato un film, Dancing Queens, che non mi ha entusiasmata ma che ho senz’altro trovato carino, e ho iniziato la seconda stagione di Only murders in the building, una comedy che mi piace tantissimo, di cui ho parlato in un wrap-up su Instagram.

Ad agosto non ho guardato e letto molto, ma ci sono stati due manga queer (un GL e un BL) che ho recensito (ovvero Run away with me, girl e Golden Sparkle), un altro BL che però mi ha delusa parecchio (ossia Love in the air) e due serie tv più che memorabili per motivi diversi, cioè The Sandman e Mad for each other.

Sui primi due media non mi voglio dilungare troppo, però posso dire che quello che ho preferito è stato il GL, per quanto comunque mi siano piaciuti entrambi.

Di Love in the air mi ha fatto principalmente incazzare il fatto che ci fosse un grande potenziale, specie per una delle due storylines principali, purtroppo sprecato, proprio accattorciato su se stesso e rovinato; la cosa mi fa innervosire perché le due coppie protagoniste sarebbero potute essere spettacolari, ma non lo sono state in primis per l’inserimento romanticizzato e superfluo di molestie sessuali al loro interno, in secundis perché in entrambe uno dei due attori non sa recitare (specialmente quello di Sky, che sono costretta a dire abbia davvero rovinato una serie di scene altrimenti potenzialmente stupende), e in terzo luogo perché ci sono alcuni punti nella trama che hanno poco senso, se non nessuno.

The Sandman è stata una delle serie dell’anno e non ha certo bisogno di essere presentata da me. Mi è piaciuta (e mi sono piaciuti ancora più della serie madre i due episodi bonus che Netflix ha rilasciato poco dopo), ma la sua natura episodica non mi ha permesso di godermela come avrei voluto, per quanto comunque mi ha saputa intrattenere senza problemi e l’ho trovata in linea di massima molto interessante.

Mad for each other al contrario mi ha coinvolta anima e corpo, mi ha fatta ridere a crepapelle ma anche piangere come una disperata. Ruota attorno alle tematiche della salute mentale e della violenza domestica, nonché del PTSD e in generale di una serie di argomenti che è sempre bene trattare. Il finale atipico (specie considerando che il suo genere di base è comico) mi è piaciuto un casino e mi sono innamorata follemente dei due protagonisti.

Settembre è stato un mese abbastanza pieno. Ho iniziato una serie tv di quest’anno, Bad Sisters, sotto consiglio di mia sorella, che mi è piaciuta molto. Ha come sue protagoniste cinque sorelle, di cui quattro tentano disperatamente di uccidere il marito di una di loro: un uomo orrendo, che incarna un po’ tutte le caratteristiche peggiori che un essere umano possa avere. Per quanto in certi momenti io l’abbia trovata un po’ lenta, penso anche che sia davvero interessante e ben costruita e il finale è più che soddisfacente!

Ho anche divorato la quinta stagione di Skam Italia in una nottata: mi è piaciuta davvero tantissimo! La recitazione di Francesco Centorame è di alto livello, l’argomento trattato è più che di nicchia, ovvero le microdimensioni del pene, e quasi tutte le storylines sono state affrontate con delicatezza e maestria, tra cui una sulle molestie sessuali, sulla manipolazione e sulla dura realtà per la quale anche dietro persone di cui ci fidiamo possono nascondersi dei mostri; una sola sotto-trama ho trovato che al contrario sarebbe potuta essere trattata molto meglio o non essere proprio inserita, visto che riguarda un argomento serio quale quello delle dick pics e in generale l’invio di contenuti pornografici non richiesti.

Ho poi iniziato tre fumetti online: Be my villain, Daybreak (entrambi su WebToon) e Save me (di questo c’è un omonimo su WebToon, ma non è lui). Il primo e il secondo sono due storie queer piuttosto leggere (specialmente Daybreak, che ha anche un cast prevalentemente poc ed è proprio uno slice of life super allegro), con cui sono in pari e che consiglio vivamente. Save me al contrario ha come sua tematica principale il bullismo ai danni di un ragazzino disabile; me lo ha consigliato Licia (@mochicreativo) e non sono ancora riuscita ad andare chissà quanto avanti perché mi suscitava una certa angoscia, ma allo stesso tempo mi stava anche prendendo molto.

Per finire, ho letto un manga e iniziato un anime: il primo è Alter Ego, un GL molto carino, ma della stessa autrice ne ho letto uno decisamente migliore il mese dopo, quindi non mi dilungo eccessivamente su questo. L’anime invece è Classroom of the Elite e mi sta piacendo davvero tantissimo: ha come tematica principale la disuguaglianza sociale e sto amando il modo in cui la tratta.

The Gifted è stata il prodotto che ha intrattenuto il mio ottobre 2022 ed è diventata subito un mio comfort show (la riguarderò sicuramente in questo 2023). È un drama tailandese che parla di sistema scolastico tossico, del modo in cui gli studenti vengono visti dalla società (sia quelli meno performativi e sia quelli considerati ‘dotati’), di classismo e disuguaglianza in linea più generale, e lo fa in modo splendido; ho amato la caratterizzazione dei personaggi e il messaggio (il quale assume una concretezza spaventosa nel finale, che io ho trovato perfetto), nonostante ogni tanto ci siano stati scivoloni da un punto di vista narrativo. L’ho amata a dismisura e la consiglio tantissimo (poi Nanon Korapat è il protagonista, e c’è anche Gun a intepretare un personaggio altrettanto principale, quindi sulla recitazione potete stare tranquillə).

Ho però anche letto due fumetti: un manga, cioè Sirius: twin stars, e un web-comic, ossia Your Letter. Il primo è un GL che è entrato alla velocità della luce tra i miei preferiti, con personaggi ben strutturati nonostante la sua brevità (si tratta di un volume unico) e una profondità pazzesca nella storia. Il secondo invece è un fumetto che parla di adolescenza, di bullismo, di amicizia e legami, tutte tematiche apparentemente scontate ma trattate davvero in modo speciale, anche stavolta nel giro di pochi capitoli; mi è piaciuto un sacco!

Insomma: ottobre è stato un successone a livello fandomico.

A novembre ho iniziato la terza parte dell’ultima stagione di The Walking Dead (a marzo guardai la seconda) con mia sorella, per finirla a dicembre. Inutile dire che ho pianto praticamente in ogni episodio: è stato doloroso dire addio a una storia che mi ha accompagnata dall’infanzia e ai cui personaggi sono davvero tanto affezionata. Sono rimasta comunque soddisfatta del finale e non vedo l’ora di guardare gli spin-off che ne trarranno, specie quello su Daryl (nel quale spero si aggiungeranno con calma anche Connie e Carol). In generale mi auguro che tra film e serie spin-off faranno re-incontrare sia Rick e Michonne e sia Rick e il resto del gruppo (Daryl in primis).

Ho poi letto un libro, ovvero Il ballo di Nemirovsky, molto breve ma molto intenso, che seppur non abbia entusiasmata mi è comunque piaciuto molto. È una testimonianza importante di una adolescenza rubata e segnata dall’oppressione di una famiglia inadatta, nonché uno specchio della cultura e della società europea del primo Novecento.

Chainsaw Man e Summertime Rendering sono stati invece i due anime iniziati durante questo mese. Il primo mi è piaciuto, pur senza avermi entusiasmata, e soprattutto mi ha fatta innamorare di alcuni personaggi (Makima, Power e Denji in primis) e di un trio platonico formidabile (quello formato da Aki, Power e Denji, che mi sa tanto di found family e proprio per questo mi fa impazzire). Il secondo invece mi è piaciuto davvero tanto: narra di viaggi nel tempo, di possibilità sprecate, di legami interpersonali e di sogni nel cassetto, il tutto narrato attraverso tinte fosche, un po’ dark, e con personaggi pazzeschi, specie i due protagonisti (ho particolarmente adorato Ushio); forse ci sono dei passaggi nel worldbuilding trattati un po’ frettolosamente (e infatti spero quanto prima di recuperarne il manga proprio per accertarmene), ma per me è comunque super consigliato.

Durante questo mese ho anche guardato un drama BL splendido, validissimo, non solo nel panorama dei Boys Love ma delle serie tv in generale, ovvero Not Me: si tratta di uno show che ha come tematiche fondamentali la critica al capitalismo e la lotta di classe, affrontate in modi molto intelligenti e impattanti, con personaggi meravigliosi, una buona recitazione (l’attore protagonista, Gun, interpreta due gemelli e lo fa così bene che anche se vestiti e pettinati allo stesso modo si riesce a comprendere chi sia chi solo dalle loro espressioni facciali) e delle storie d’amore e d’amicizia molto emozionanti.

Per finire, a novembre ho anche (tenetevi fortə!) un film: SLR, un horror thailandese che ho recuperato solo e soltanto perché l’attore protagonista è Nanon. Lui è superfluo dire che non mi abbia delusa neanche un po’, la pellicola in sé e per sé invece l’ho trovata un po’ carente: anche qui il tema di fondo è il classismo, affrontato dalla prospettiva di un universitario che ha difficoltà economiche e dipende dalla borsa di studio che un suo professore gli promette sulla base della riuscita della sua tesi di laura, ma penso che sarebbe potuto venire sviluppato molto meglio. Da un punto di vista visivo e adrenalinico, però, niente da dire: è inquietante come ci si aspetta da un horror e la psicologia dei personaggi è ben sviscerata nel corso della trama; il finale più che aperto, tuttavia, non ha aiutato particolarmente la comprensione complessiva degli eventi.

A dicembre ho letto quasi per intero un Webtoon che è diventato subito il mio preferito e che contiene il personaggio dal quale io mi sono sentita più rappresentata quest’anno (e forse in tutta la mia vita): Brimstone and Roses, la cui protagonista si chiama Bea ed è a lei che mi riferisco nelle righe precedenti. La storia è ambientata nel mondo reale e contemporaneo, arricchito però da un elemento fantasy molto sfizioso, che è quello dei demoni. Il personaggio principale maschile è appunto un demone, Laz, un protagonista al quale è impossibile non affezionarsi e che diventerà pian piano alleato e amico (forse anche qualcosa di diverso) della nostra cara Bea. C’è un’ampia rappresentazione lgbt+ (lesbica, bisessuale, asessuale, trans…) e poc all’interno di questo WebToon che parla di depressione, ansia, salute mentale, delusioni, fallimenti e più in generale di tutte le complicazioni che la crescita comporta. consigliatissimo.

Ho guardato un bel po’ di BL a dicembre, perché ho acconsentito a partecipare a una collab Mash-up per la fine dell’anno proprio a tema Boys Love e desideravo conoscere qualche titolo in più. L’unico che mi ha fatta proprio innamorare, e che infatti dopo Bad Buddy e Not Me è diventato il mio terzo in classifica, è stato Blueming, ovvero un kdrama tratto da un WebToon (che infatti voglio assolutamente leggere) molto breve ma anche molto intenso. Ho adorato la caratterizzazione dei protagonisti e in generale il modo in cui è stata gestita la loro relazione, così come le altre tematiche inserite splendidamente nella narrazione. Ne ho steso una breve recensione su IG, se volete saperne di più.

L’unico BL che non mi è piaciuto, o meglio che davvero non mi ha fatto né caldo né freddo, è stato Where your eyes linger, sempre coreano, sul quale non voglio soffermarmi ma che in generale sul serio non è riuscito a trasmettermi assolutamente niente.

Quelli che ho apprezzato nonostante i difetti o la semplicità sono invece stati The Eclipse, He’s coming to me e Ingredients. Il primo tutto è fuorché leggero, a differenza del terzo che è davvero un adorabile slice of life. The Eclipse però mi è piaciuto relativamente proprio perché sento che avrebbe potuto dare molto di più: privo del trash solitamente d’obbligo in tutti i BL thai, cerca di trattare tematiche importanti come il sistema scolastico tossico o la società repressiva e la discriminazione, ma per quanto riesca nel suo intento inciampa anche un paio di volte nel percorso. In particolar modo, ho odiato profondamente il modo in cui hanno fatto comportare il personaggio di Thua e il finale ipocrita che gli hanno affibbiato. Su Ingredients invece non ho niente di negativo da dire, se non che si vede quanto il progetto sia di una semplicità assurda e che probabilmente non gli era stato concesso particolare budget economico; ciononostante il risultato è stato comunque positivo: si tratta di uno show ambientato durante il post-covid, che in ogni episodio mette in scena situazioni di vita quotidiana di due ragazzi, che pian piano diventano una coppia, e presenta una ricetta da far venire l’acquolina in bocca; visto che questo genere di programmi di solito sono appannaggio delle coppie eterosessuali, è stato comunque molto carino da vedere, nonostante il finale un po’ dolceamaro. He’s coming to me invece ha più pregi che difetti, tra cui l’aver messo in scena uno dei coming out più belli che io abbia mai visto e che, inaspettatamente, mi ha fatta piangere; in generale ve lo consiglio, ma se lo guardarete per la trama purtroppo devo avvisarvi che la sua risoluzione non sarà per niente soddisfacente.

L’ultimo BL di cui vi parlo è My school president. Questo qui mi sta piacendo davvero tanto (è in corso, quindi l’ho iniziato nel 2022 ma lo sto continuando tuttora), per quanto magari le scene trash o cringe non siano propriamente poche, perché riesce a farmi sorridere e a commuovermi grazie ai suoi personaggi principali e a quelli di contorno. Gun e Tinn, la coppia protagonista, sono davvero adorabili e sviluppano una relazione molto sana che è un piacere veder svilupparsi episodio dopo episodio. È un vero e proprio ‘figlio’ di Bad Buddy (sia per i costanti riferimenti che hanno deciso di inserirvi e sia per il tono generale della serie) e, sebbene non proprio alla sua altezza per diversi aspetti, ha raccolto il testimone con talento e sta rendendo fiero il suo predecessore.

Infine, ad accompagnarmi grossomodo da metà dicembre, fino al termine del 2022, c’è stato un libro splendido: La locanda dei cuori solitari, di Serena Stagi. Una commedia romantica fuori dal comune con protagonista asessuale e aromantica e una prosa scorrevole e divertente era proprio ciò che mi serviva nel periodo in cui l’ho letto. L’ho trovato davvero bello e ho adorato il modo in cui ha parlato di orientamenti e gusti sessuali, di romanticismo, di relazioni, di amicizia e tante altre tematiche. Il plot twist che c’è stato verso la metà, lo ammetto, non lo avevo proprio considerato, e nel scoprirlo sono rimasta di sasso quanto la protagonista. Ne parlerò più dettagliatamente in una recensione, ma nel frattempo ve lo consiglio.

Spero che per tuttə noi il 2023 possa essere un anno migliore del 2022. ❤️

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