Recensione «Bad Buddy The Series»

Ho scritto questa recensione anche e soprattutto in occasione dell’Anniversary Rewatch Event (che ha luogo dal 29 ottobre al 16 novembre), ovvero un periodo di un paio di settimane dedicate a Bad Buddy, in occasione dell’anniversario della sua messa in onda; per festeggiarlo ho pensato di parlarne in modo approfondito e dettagliato qui sul mio blog.

Bad Buddy (แค่เพื่อนครับเพื่อน) è una serie televisiva thailandese della GMMTV andata in onda tra il 2021 e il 2022, una romcom BL i cui attori principali sono Korapat “Nanon” Kirdpan e Pawat “Ohm” Chittsawangdee, tratta dal romanzo Behind The Scenes scritto da Afterday e -West- nel 2017.

La prima cosa che posso dirvi è: si tratta di un chiaro esempio di adattamento che migliora ampiamente l’originale da cui è tratto; visto che non voglio dilungarmi, soffermandomi sul romanzo, vi dirò soltanto che molti momenti (quali il loro primo bacio, o addirittura delle scene erotiche) tra i due protagonisti non sono consensuali. Inoltre si insiste su diversi tropes dei BL e delle storie omosessuali in generale (tipo sulla femminilizzazione di uno dei due o sui ruoli top/bottom nella relazione), che vengono invece ridicolizzati o ribaltati nell’adattamento. Ma la cosa peggiore è… che non c’è Ink! (Ovviamente scherzo) Cosa sarebbe Bad Buddy senza la nostra badass sapphic preferita?

Concluso il rant sulla versione letteraria della storia, passiamo adesso alla serie tv, aka la mia attuale ossessione: l’ho vista per intero due volte in quattordici giorni senza stancarmene neanche per un secondo (e confesso senza alcuna vergogna che certi episodi o scene li ho riguardati molte più volte).

Partiamo dal presupposto per cui un prodotto finisce per piacermi, tendenzialmente, quando si presenta in modo sincero: è difficile che io guardi un trailer prima di iniziarmi qualcosa, spesso comincio una serie o un anime per i motivi più superficiali o randomici, il che però almeno mi consente di affrontarne la visione senza alcun genere di aspettativa; non sapevo neanche quale fosse la trama di Bad Buddy (avevo solo letto un post su Tumblr di una ragazza che ne parlava in positivo, specie circa la recitazione dei protagonisti), l’ho scoperta episodio per episodio senza immaginare dove sarebbe andata a parare. Quando dico che Bad Buddy è una serie che ti dà esattamente quello che ti promette, intendo proprio che le aspettative che ti fa sorgere durante gli episodi non vengono mai deluse, semmai superate, non si è mai spacciata per il telefilm della vita, promettendo una pretenziosità che poi non sarebbe riuscita a mantenere.

Bad Buddy non finge di essere nulla al di fuori di quello che è; e cos’è? È una vivacissima commedia romantica dalle tinte drammatiche che racconta la storia e le disavventure di due cretini innamorati, Phat e Pran. La loro è una rivisitazione in chiave moderna e omosessuale di una storia facente parte del folklore tailandese, quella di Kwam e Riam, raccontata per la prima volta in forma cartacea nel romanzo della prima metà del Novecento dal titolo Plae Kao (tradotto The Scar) di Mai Muengderm; l’opera è stata trasposta tantissime volte nel corso del Novecento e negli anni 2000 (l’ultima nel 2018), diventando una delle storie d’amore più apprezzate della Thailandia; in generale, potremmo considerarla a sua volta una rivisitazione della tragedia shakesperiana Romeo and Juliet. L’amore proibito di Phat e Pran infatti è tale in quanto ostacolato dalle loro famiglie, che si detestano, e dalle facoltà universitarie che frequentano, le quali sono nemiche e rivali dall’alba dei tempi. Il tono della serie è leggero e comico, ma è capace di alternare momenti di pura demenzialità a scene strappalacrime che fanno venire i brividi. C’è da dire che molto del fascino del drama è dato proprio da Nanon e Ohm, gli attori che interpretano i protagonisti, entrambi davvero bravi (soprattutto Nanon), che funzionano splendidamente assieme e che hanno una chimica pazzesca. Essendo il ritmo della serie molto lento, era essenziale scegliere due attori che sapessero comunicare tanto attraverso i silenzi, che riuscissero a far comprendere i pensieri dei loro personaggi senza proferire una parola, solo con le espressioni facciali o con il linguaggio del corpo; e devo dire che loro due riescono appieno nell’intento.

La serie tv ha l’obiettivo chiaro e quasi dichiarato di ribaltare i più tossici e problematici tropes del genere dei BL (presenti nei drama asiatici, così come, da ben prima, negli yaoi, per arrivare in realtà alle narrazioni omosessuali in generale, anche occidentali), in modo sfacciato e sempre ben gestito. A partire dalle caratterizzazioni dei personaggi, che per una volta non ricalcano stereotipi precisi e non possono essere intrappolati in una singola categoria, e che soprattutto hanno entrambi tratti sia comunemente associati al genere femminile e sia maschile; sono persone, sfaccettate e complesse, e come tali non possono essere associate a schemi prestabiliti fatti con lo stampino. Non esiste l’«uke» e non esiste il «seme» nel loro rapporto, anche le aspettative riguardanti i cosiddetti ruoli top e bottom vengono disattese, per confutare finalmente quel luogo comune secondo il quale i gusti sessuali sarebbero riconducibili al carattere di un individuo o viceversa. Non viene reiterata la dannosissima retorica del ‘io sono etero, ma tu sei la mia eccezione’, sintomo solo di tanta omofobia interiorizzata e colpevole di tante bi erasures, ma anzi questa dinamica è addirittura presa in giro, brevemente, in un episodio. Come ho già specificato, anche la femminilizzazione di uno dei due (quindi la eteronormativizzazione del rapporto) viene criticata e svilita nel corso degli episodi. La coppia secondaria non è m/m, ma f/f, e ai personaggi femminili vengono dati importanza, rispetto e dignità (sì: purtroppo anche questo non è né scontato né consueto nei BL). Potrei sinceramente andare avanti; concludo però dicendo: se ne avete piene le tasche di questi cliché triti e ritriti, che poco fanno oltre che danneggiare l’immagine della comunità LGBT+, Bad Buddy farà al caso vostro.

Dopo questa panoramica generale, scriverò prima un commento sui vari episodi, poi mi concentrerò sui personaggi principali e concluderò la recensione con i pochi difetti che ho riscontrato nella serie; ci saranno comunque tante cose che non riuscirò a esprimere, per cui penso in futuro di pubblicare altri articoli o post riguardo Bad Buddy, dedicati magari a scene specifiche o a pensieri generali che ho sul drama.

DUE PAROLE SU OGNI EPISODIO

EPISODI 1-3: La ragione per cui racchiudo i primi tre episodi in un’unica categoria è che sono quelli che definirei “gli anelli deboli” della catena: le scene più trash-ine o cringe, che soprattutto per chi è abituatə a serie tv e ritmi occidentali potrebbero scoraggiare la visione del resto del drama, sono perlopiù focalizzate qui. Ciononostante queste puntate sono anche una perfetta introduzione ai personaggi, alla coppia e al tono generale dello show, quindi se già questi tre saranno in grado di catturarvi posso assicurarvi che il resto della strada sarà tutto in salita; se invece non riusciranno a convincervi, il mio calorosissimo consiglio è di continuare, guardando quantomeno il quarto e il quinto, nei quali secondo me la qualità si alza parecchio e dove la storia (intesa sia come trama e sia come relazione dei protagonisti) progredisce un bel po’. Nei primi tre comunque ci facciamo già un’idea di come funziona il rapporto dei rivali/amici Phat e Pran, due ragazzi che in pubblico devono apparire come nemici giurati, ma che nel loro privato sono invece più amichevoli e affabili; è evidente quanto Pran tenga a Phat e quanto a Phat sia mancato Pran durante i tre anni in cui sono stati separati (un piccolo dettaglio che ho amato è stato vedere come entrambi siano rimasti attaccati a oggetti della loro infanzia, che legano l’uno all’altro: Pran tiene ancora l’orologio che Phat gli ha regalato quando erano bambini nell’armadio della sua stanza; Phat ha conservato i recipienti di latta che usavano da ragazzini come telefoni senza filo, per parlarsi da un balcone all’altro, senza contare il fatto che per tre anni ha tenuto al sicuro la chitarra di Pran, senza che quello glielo avesse chiesto; il che, tra le altre cose, evidenzia pure come la rivalità imposta dalle loro famiglie sia stata stretta ai due ragazzi già dall’infanzia).

Sono anche episodi che ci introducono al meraviglioso rapporto fraterno tra Phat e Pha, una delle relazioni tra consanguinei più realistiche che io abbia mai visto, nonché all’amicizia tra Pran e Wai e alla tossicità del rapporto padre-figlio che Phat ha con il papà.

Si nota già l’attenzione della serie ai dettagli, ai parallelismi, alle tecniche di scrittura come lo ‘show don’t tell‘, che ho visto raramente utilizzato così bene; l’introduzione del secondo episodio, per esempio, è una delle mie preferite: ci fa capire tantissimo dei due ragazzi e di quanto siano diversi, in un modo che però non pone un giudizio sulle loro abitudini e personalità, e senza che i due proferiscano parola, solo con un saggio uso di regia e recitazione.

EPISODI 4-5: Il quarto e il quinto episodio possono considerarsi quelli decisivi per farvi capire se la serie faccia o meno per voi. Il secondo dei due è il mio preferito di tutto il drama assieme all’undicesimo. Sono gli episodi nei quali la relazione di Phat e Pran diventa più concreta; la gelosia sarà centrale, ma non verrà usata come espediente tossico: piuttosto come strumento attraverso il quale Phat riesce a comprendere la natura dei suoi sentimenti per Pran (verrà in realtà provata anche da Pran stesso, ma in modo silenzioso e sofferto, arrendevole, tipico di chi non se la sente neanche di sperare di poter essere ricambiatə).

Il sunto di questi episodi sarebbe incompleto se non menzionassi anche l’introduzione del fantastico personaggio di Ink: lei mi è entrata nel cuore dal primo secondo in cui l’ho vista e ho amato sia la sua amicizia con Phat e sia la sua storia d’amore con Pha (che sarà purtroppo secondaria rispetto alla coppia principale, ma comunque adorabile e ben scritta).

Non ci sono parole per esprimere quanto alcune scene di queste puntate vivano immortali nella mia mente, come quella in cui Pran trattiene le lacrime di fronte alle parole di Phat, il quale con estrema innocenza ammette di avere una cotta per Ink, o la (così ribattezzata dal fandom) “rooftop scene“, la scena del tetto (la loro conversazione, il modo in cui si guardano, le espressioni facciali, il tono che usano, la felicità di Phat in contrasto con l’incredulità e la disperazione di Pran… tutto, tutto di quella sequenza è perfetto, per non parlare della regia).

EPISODI 6-8: Anche in questo caso accorpo tre episodi perché sesto, settimo e ottavo sono quelli in cui la loro relazione, in termini romantici, si solidifica e diventa ufficiale; entriamo più a fondo nelle loro teste e comprendiamo meglio la loro dinamica che, arricchita da sentimenti romantici ormai esplicitati, inevitabilmente cambia. Phat, a mio avviso, si dimostra molto più maturo di quanto ci saremmo aspettatə da lui negli episodi precedenti, mentre vengono a galla tutte le paure che Pran si è tenuto dentro per tanti anni e che, adesso che si sono baciati/stanno assieme, diventano più concrete che mai. Quello di cui potete essere certə è che tra i due i drammi e le discussioni non dureranno mai più di quanto è consono, non vengono trascinati per mille episodi, si evita di mettere in scena due protagonisti che davanti a una litigata smettono di parlarsi o fanno vincere l’orgoglio; c’è una precisa volontà di scrivere una relazione matura e sana, dove la comunicazione in qualche modo sussiste sempre, nonostante le avversità che deve vincere e pur essendo i due ragazzi molto giovani. Diventano sul serio uno l’ancora dell’altro, sanno di poter contare sul compagno al di là delle loro differenze caratteriali.

Nell’ottavo episodio c’è la mia scena preferita dell’intera serie. Mi è piaciuto vedere un personaggio come Phat, di solito duro e puro, attento a mantenere una facciata gioiosa e strafottente davanti ai più, aprirsi totalmente con Pran, mettendo a nudo le proprie debolezze senza pensarci due volte; è anche divertentissimo notare il contrasto tra la sdolcinatezza (mista a malizia) che lo contraddistingue quando sta con il suo ragazzo e, invece, la faccia tosta che mostra sempre al mondo esterno. Pran al contrario è molto meno predisposto a esternare ciò che prova e che lo tormenta, probabilmente per una questione di abitudine: se Phat ha manifestato i suoi sentimenti per Pran dodici secondi dopo essersi accorto della loro esistenza, Pran se li è tenuti dentro per anni e anni, in silenzio, e non ha mai potuto parlarne con nessuno, considerata la situazione tra la sua famiglia e quella dell’altro; ha imparato a cavarsela da solo e a non manifestare apertamente le sue incertezze e paure, quindi per lui è difficile cambiare del tutto atteggiamento da un giorno all’altro (ma pian piano ci riesce e ci riuscirà). La fine dell’ottavo episodio è un cliffhanger assurdo, che vi costringerà a mettere subito play a quello successivo.

EPISODI 9-10: Il nono e il decimo episodio sono un po’ di transizione, non perché non succeda nulla, ma perché quello che accade o è abbastanza irrilevante oppure, per quanto importante, perlopiù prepara il terreno per gli episodi successivi. Ci sono comunque però tante belle scene, che riguardo sempre con un sorriso che va da una guancia all’altra, come quella che potete vedere qui sopra: una sorta di appuntamento a quattro, una cena tra amici nella quale si respira un clima adorabile, e dove si parla in modo totalmente rilassato e naturale di amore e di orientamento sessuale. Questi quattro personaggi sono i miei preferiti (mi piacciono molto anche Wai e Korn, nonché P’Tong, ma come personaggi secondari Ink e Pa li superano ampiamente) e vederli interagire in modo così familiare e dolce è stato un piacere. Sono anche due episodi nei quali alla coppia secondaria viene finalmente dato più spazio, cosa che mi ha resa tanto felice: Ink e Pha sono personaggi femminili strepitosi nonostante il poco screentime e assieme stanno benissimo.

Questi sono anche due episodi in cui si approfondisce il rapporto tra Wai e Phat e dove la loro rivalità finalmente si trasforma in un’amicizia rispettosa. C’è anche però da dire che a questo proposito la serie compie il suo più grande scivolone, del quale però parlerò dopo nei pochi ‘contro’ che ho riscontrato nel drama.

Il nono e il decimo episodio, infine, sono anche quelli dove Phat e Pran vengono a sapere di più sulle loro famiglie e sul motivo reale dietro la faida che li ha costretti a crescere come rivali; al tempo stesso, la loro relazione, fino a quel momento tenuta segreta, viene scoperta dai genitori; la scena finale dell’episodio dieci è super emozionante e davvero ben recitata.

EPISODIO 11: L’undicesimo è il mio episodio preferito (assieme al quinto) e non nego che se la serie fosse terminata con questo, per me sarebbe stato un finale perfetto (per quanto aperto). Non che il dodicesimo episodio mi abbia delusa (anzi), però questo qui aveva a sua volta tutte le carte in regola per chiudere in bellezza il drama.

È il cosiddetto episodio della ‘luna di miele‘ di Phat e Pran (chiamano così la loro scappata di casa per scherzo, ma lo diventa davvero per molti versi) e pertanto sono quarantacinque minuti completamente e unicamente dedicati a loro come coppia e come personaggi (esclusa qualche scena incentrata su P’Tong, un personaggio secondario fantastico che diventerà un po’ la loro figura adulta di riferimento, e il nipote Junior, nonché due brevi sequenze che si soffermano sulle InkPa e su Wai e Korn). Se da un lato vengono evidenziate le loro differenze caratteriali e, soprattutto, il modo diverso al quale reagiscono alla scoperta riguardante le loro famiglie (dovuto ai rapporti quasi opposti che legano Pran alla mamma e Phat al padre), si pone anche l’accento sulla loro capacità di giungere a compromessi tramite una comunicazione, di nuovo, sana e matura: nessuno dei due è capace di vedere l’altro soffrire e sono entrambi disposti a rinunciare a qualcosa per rendere il compagno felice.

A proposito di felicità: è anche l’ennesimo episodio (ma questo più di tutti gli altri) in cui si accentua la passione di Pran per la musica, il ruolo che essa ha nell’unirli e nel permettere al ragazzo di esprimere i suoi sentimenti verso Phat, e il totale supporto che quest’ultimo ha verso il fidanzato (gli sguardi reverenziali che gli rivolge mentre suona la chitarra e mentre canta rimarranno per sempre impressi nella mia mente).

È una luna di miele, banalmente, perché contiene la loro prima ‘notte di nozze’, ma è una luna di miele anche e soprattutto perché li trasporta in un contesto dove possono davvero vivere come se fossero una coppia sposata, lontani da tutto e tutti, e ragionare sul loro futuro assieme e come individui singoli. È davvero un episodio magico! Per la prima volta li possiamo vedere rilassati, contenti di stare assieme senza che uno dei due (o entrambi) tema di essere notato da occhi indesiderati.

EPISODIO 12: Il dodicesimo e ultimo episodio del drama è quello più difficile da commentare perché, per quanto si tratti inequivocabilmente di un happy ending, è un finale inaspettato, che non ho per niente saputo prevedere. Prima di parlarne nel dettaglio, per evitare troppi spoiler a chi magari ha letto fin qui (grazie!) ma vuole che almeno come finisce la serie resti una sorpresa, mi limito a dire che si è trattato comunque di un episodio degno di essere il conclusivo e capace di mettere la parola fine a una storia che mi resterà sempre nel cuore; la maggior parte dei minuti che lo costituiscono è ambientata durante un timeskip, dove i nostri protagonisti sono ormai adulti, e gli attori come sempre svolgono benissimo il loro ruolo, mostrandoci tra Phat e Pran (e tra gli altri personaggi) un’atmosfera di familiarità e quotidianità che solo il tempo sa dare a un rapporto. Le scene che chiudono il drama sono molto commoventi, a me la lacrimuccia è scappata, e in generale tutto l’episodio mette davvero i brividi, per certi versi. Per quanto riguarda la situazione tra le famiglie, vi dico solo che determinate scene sul finale lasciano intendere che in futuro potrebbe cambiare, in positivo. Per chi fosse interessatə: sì, abbiamo un lieto fine anche per le nostre bellissime InkPa (romantico) e per i caotici attaccabrighe Wai e Korn (platonico); questi sei personaggi diventano un bel gruppetto affiatato di amici e le scene che hanno condiviso mi sono piaciute tantissimo.

[INIZIO PARTE SPOILER.]
A mio avviso, la scelta narrativa di tornare a frequentarsi in segreto è stata un po’ randomica: non tanto quella di mentire ai genitori, ma piuttosto quella di dire agli amici (a eccezione di Wai e Korn) di essersi lasciati. Nessuno nelle loro facoltà aveva un problema con la loro relazione e nessuno sapeva della situazione tra le loro famiglie, per cui non sarebbero di certo andati a rivelarlo ai genitori di Phat o di Pran; è stata una decisione che ho capito da un punto di vista pratico (perché è collegata alla frase di P’Tong, ‘Se anche non riuscirò da solo a cambiare il mondo, almeno saprò che il mondo non è stato in grado di cambiare me‘), ma che inserita nella narrazione ha poco senso (ne avrebbe avuto di più se qualcuno del loro gruppo si fosse opposto al loro fidanzamento, ma così non è stato). Mi è però piaciuto che, invece di darci il finale che ci saremmo aspettatə, gli scrittori abbiano osato, donandoci una conclusione atipica ma perfettamente in linea con i personaggi: pur frequentandosi di nuovo in segreto, possiamo vedere che adesso lo stato d’animo dei due ragazzi è completamente diverso rispetto a prima che venissero scoperti, quando insomma si stavano nascondendo dai genitori per paura e per senso di colpa; adesso entrambi hanno avuto modo di riflettere, sanno i motivi per cui sono stati ostacolati per tutta la loro vita e non sentono più di dovere niente a nessuno, Phat non ha più il timore soffocante di disattendere le aspettative del padre, mentre Pran ha già detto alla madre tutto ciò che pensa, comprende che la ragione dietro le sue azioni fosse un tentativo di proteggerlo ma non si sente più costretto a rispettare le sue imposizioni; in altre parole, il motivo per cui si frequentano di nascosto è unicamente quello di poter vivere la loro relazione in pace, senza sentirsi dire né A né Z da nessuno. La parte finale dell’episodio, quella in cui sia il padre di Phat e sia la madre di Pran si accorgono che il primo si è intrufolato nella camera da letto dell’altro, e semplicemente accettano la cosa, comprendendo di dover superare ciò che è successo tra di loro da giovani, o quantomeno slegarlo rispetto a ciò che provano i loro figli, è molto dolce e, come ho già detto nella sezione spoiler free, lascia intendere che magari in futuro i due non dovranno più nascondersi da nessuno. Concludo dicendo che farci credere (in un primo momento) che Phat e Pran si fossero lasciati, per poi rivelare che fossero ancora una coppia, è stato geniale e infame allo stesso tempo.
[FINE PARTE SPOILER.]

I PERSONAGGI

Pran, «God’s strongest soldier»

Questa definizione gliel’ha attribuita una mia amica con la quale parlo quasi quotidianamente di Bad Buddy e che ama la serie tanto quanto me. Può sembrare un attributo un po’ forte considerando i toni simpatici e leggeri del drama, e infatti gliel’abbiamo affibbiato in senso ironico, per quanto poi a ben pensarci non sia così campato in aria per un personaggio come lui; il motivo dietro a questo epiteto sta in un paio di scene dell’episodio due, durante le quali, in uno dei suoi soliti battibecchi scherzosi con Phat, quest’ultimo gli tocca le cosce e il petto (senza alcun intento malizioso, badate bene) e… Pran riesce a mostrarsi del tutto indifferente, nonostante i sentimenti e l’attrazione che prova per lui; è nato quindi in senso puramente scherzoso, ma c’è da dire che il modo stoico e rassegnato con il quale Pran ha amato Phat per tanti anni, stando addirittura a guardare mentre quello ci provava con un’altra persona, tristemente certo del fatto che non sarebbe mai stato ricambiato, e ciononostante incapace di non sperarci almeno un po’, manifesta sicuramente una forza d’animo e un autocontrollo non indifferenti. Si parla spesso — e lo capisco — del coraggio che ci vuole nell’urlare al mondo ciò che si prova, nel dichiararsi a qualcuno pur temendo un rifiuto, ma si parla poco della tempra necessaria per nasconderli, quei sentimenti, per tenerseli dentro, riuscendo a trovare un equilibrio interiore tale da non causare una deflagrazione.

È indubbio che parte del fascino di Pran gli venga data dall’attore che lo interpreta, Nanon Korapat, un ragazzo di soli ventidue anni spaventosamente talentuoso, capace di rendere ogni suo personaggio uno con cui è semplicissimo identificarsi. Nel caso specifico di Pran, il suo percorso narrativo e il suo rapporto con la madre sono senz’altro situazioni in cui gran parte della gioventù queer (e degli adolescenti in generale) può immedesimarsi, per quanto l’aspetto legato all’orientamento sessuale nella serie passi più che in secondo piano.

Pran è un personaggio metodico, abitudinario, logico e razionale — e anche solo per queste caratteristiche era inevitabile per me non considerarlo fin dall’inizio il mio prescelto nell’intero drama. Ci sono stati dei momenti in cui l’identificazione con lui è stata davvero massima (“Se sai già come una cosa andrà a finire, perché iniziarla?”: a Pran non piace correre rischi, non piace riporre le sue speranze in qualcosa che crede non abbia chance di andare in porto, non gli piace tutto ciò che non è programmato e prevedibile; proprio per questo per lui l’amore per Phat è sempre stato vissuto con disperazione e longanimità, lo ha sempre visto come una stella verso cui è concesso allungare la mano ma che è impossibile afferrare, e ha accettato e interiorizzato questa cosa a un livello tale che quando poi riesce effettivamente a ottenere ciò che ha sempre desiderato la sua prima reazione è di rifiuto). Adoro anche il simbolismo che la serie ha attribuito a questo personaggio, attraverso una serie di elementi che non vengono mai spiegati e che quindi sono liberamente interpretabili; la sua ossessione per l’ordine, per esempio, può essere considerata banalmente un tratto caratteriale senza nessuna particolare origine o causa, ma può anche essere vista come un tentativo di padroneggiare le uniche cose della sua vita (gli oggetti materiali, o le routine quotidiane) che sono di fatti sotto il suo controllo e che compensano l’impotenza che prova nel non poter fare neanche un passo verso il ragazzo che gli piace così tanto da farlo stare male. O ancora: la fissazione per le faccine sorridenti, sparse ovunque nelle sue stanze o sui suoi oggetti, tanto al liceo quanto all’università, mi ha fatta tanto ragionare, mi sono chiesta cosa potesse significare; e penso che in qualche modo vedersi circondato da omini con un bel sorriso stampato in faccia fosse anche un modo per imporsi quello stesso atteggiamento, per costringersi a mantenere una facciata di serenità e contentezza di fronte ai suoi genitori, nonostante i sentimenti proibiti che provava per Phat lo stessero in realtà uccidendo.

Vederlo pian piano aprirsi alla possibilità concreta che i suoi desideri possano diventare realtà, e poi assistere al suo cambiamento di fronte alla rivelazione del passato di sua madre, è un privilegio di cui sarò sempre grata. C’è ovviamente tanto altro che mi piacerebbe dire su di lui, ma prima o poi gli dedicherò un character study dove potrò sbizzarrirmi senza dovermi trattenere.

Phat, «a walking green flag»

Nonostante tutto ciò che ho affermato su Pran (che è il mio preferito, che è quello meglio scritto e recitato, che è quello con cui empatizzo di più…), devo ammettere che Phat sia però il personaggio che ‘umanamente’ preferisco, nel senso che, se questi due ragazzi esistessero, io con ogni probabilità andrei più d’accordo con Pran, ma preferirei la compagnia di Phat.

C’è un motivo se l’interezza del fandom parla di Phat come di una ‘walking green flag‘ (letteralmente ‘bandiera verde che cammina’, laddove bandiera verde indica una persona positiva, che instaura con gli altri relazioni sane e serene): per quanto sia un attaccabrighe e non manchino le occasioni nelle quali si comporta in modo impulsivo o infantile, Phat nasconde, sotto la sua facciata di dolce scemotto o di adolescente litigioso, tanta maturità, che lo spinge in automatico a cercare nei rapporti con gli altri comunicazione e comprensione, il che purtroppo non è da tuttə. A Phat non piacciono le situazioni lasciate in sospeso, così come non gli piace vedere le persone che ama soffrire o in difficoltà, e non permette mai al suo orgoglio di avere la meglio sull’affetto che prova per loro. Lui stesso affermerà che sarà sempre disposto a ‘perdere’ (ovvero a fare un passo indietro, ad arrendersi, a porgere l’altra guancia) pur di non vedere il suo amante infelice. Prima ancora che lui lo dichiari ad alta voce, ci sono tantissime occasioni in cui la serie ce lo dimostra con i fatti, persino antecedenti al momento in cui i due protagonisti inizieranno a frequentarsi (‘show, don’t tell‘). Del resto, un altro modo in cui il fandom, inclusa una mia cara amica (@/mochicreativo su IG), lo definisce è ‘boyfriend material‘!

Come ho già asserito mentre parlavo di Pran, anche per Phat (prima o poi) farò un bel character study accurato e corposo, che prenda in considerazione tutti gli episodi e ogni scena significativa, per cui qui mi limiterò a parlare di quei tratti che ho trovato più rilevanti e preponderanti.

Di Phat adoro la dolcezza, che mista alla sua faccia tosta crea un mix irresistibile di fascino e adorabilità (non mi sorprende affatto che Pran se ne sia innamorato). Di Phat adoro la sincerità, il fatto che non nasconde mai ciò che prova o pensa, mi fa impazzire e mi diverte allo stesso tempo il modo in cui non sia riuscito a tenersi dentro i sentimenti provati per Pran per neanche quarant’otto ore dopo averli realizzati. Di Phat mi piace la gentilezza, che dimostra a tutti quelli a cui vuole bene, con una spontaneità che può avere solo una persona genuinamente buona. Di Phat mi piace anche la caoticità, mi piacciono i momenti in cui mi ha fatta scoppiare a ridere per le sue battute maliziose o anche solo per il suo modo di fare allegro e buffo, ma mi piace anche il suo lato più scardinato, poco razionale, addirittura aggressivo, che mostra pochissime volte ma che riesce a renderlo minaccioso, proprio lui che magari cinque minuti prima mi aveva fatta sciogliere con un’espressione tenera o sghignazzare con una battuta divertente.

Come anche con Pran, ho adorato il fatto che Phat sia un personaggio queer (bisessuale o comunque parte dell’ombrello bi+) che non è confinato in alcun tipo di stereotipo fastidioso: ha tratti sia tipicamente associati alla ‘femminilità’ (la sdolcinatezza, l’impulsività, la fragilità emotiva, che comunque mostra solo al suo ragazzo…), sia tratti tipicamente associati alla ‘mascolinità’ (la malizia, il temperamento audace o addirittura feroce, il pragmatismo…), e la serie non cerca mai di mettere in ridicolo i primi o in risalto i secondi: ci regala con semplicità un personaggio complesso con un carattere sfaccettato e poliedrico. Del resto è proprio questa combinazione insolita e scoppiettante che ha portato me, Pran e l’interezza del fandom a innamorarci perdutamente di lui.

Ink & Pha, «the ones with a braincell»

Tra gli innumerevoli cliches che Bad Buddy distrugge (tanto legati ai BL, quanto legati alle narrazioni romantiche, specie adolescenziali, in generale), c’è quello del personaggio femminile creato unicamente per stare sulle scatole all’audience e per ostacolare la coppia principale, sia essa eterosessuale o gay (un recentissimo esempio lo troviamo in Imogene dalla serie Heartstopper, personaggio che — ricordo — non esiste nei fumetti, ma la lista è fitta e ha radici datate).

Ink non è soltanto un capovolgimento totale di questo stereotipo, ma è anche un personaggio femminile stupendo a prescindere dalla sua funzione nella storia, per la caratterizzazione che le viene data. Ink è intraprendente e autoritaria, sa incutere timore quando la circostanza lo richiede, ma anche mostrare tanto affetto a coloro ai quali vuole bene. Sempre Licia da @/mochicreativo l’ha definita un vero ‘role model‘ e non potrei essere più d’accordo. Si può dire che, assieme a un’inconsapevole Pha, Ink sia stata la fondatrice del fan club PatPran (che ha poi trovato in Korn il suo membro più attivo); il legame che Phat ha con lei, tra l’altro, sarà proprio il tassello del puzzle mancante che gli farà realizzare una volta e per tutte i suoi sentimenti per Pran, pertanto possiamo dire che, più che mettere i bastoni tra le ruote alla coppia, Ink abbia svolto per loro il ruolo di Cupido. Purtroppo il focus su lei e Pha finisce sicuramente in secondo piano rispetto a quello su Phat e Pran, però vi posso assicurare che Ink resta una figura davvero piacevole da vedere sullo schermo: sprizza energia da tutti i pori, è affettuosa e amichevole, ma fa anche morir dal ridere vedere più di un personaggio aver paura di lei e fuggire con la coda tra le gambe di fronte al suo temperamento deciso; il modo spontaneo e allegro con cui si comporta tanto con Phat quanto con Pran (pur covando segretamente sentimenti per la sorella del primo) è poi di una dolcezza disarmante.

Pha, rispetto a Ink, è sicuramente più presente nella storia: nonostante abbia un paio d’anni in meno a lui, Phat la considera la sua più leale confidente, è chiaro che ci tenga alla sua opinione, e le scene nelle quali cerca disperatamente un suo consiglio sono davvero tanto tenere; i due hanno un rapporto molto realistico, fatto di battibecchi e punzecchiamenti, ma anche di fiducia e amorevolezza. Fin dai primi episodi, Pha ci risulta essere il personaggio più ragionevole del drama, complice del fratello, amica dell’odiato figlio dei vicini, studentessa modello, adorata nong di Ink. Non per questo Pha, ‘guru dell’amore‘, ci viene però presentata come personaggio perfetto, senza insicurezze e fragilità: la scoperta del suo orientamento sessuale/romantico è interessante tanto quanto quella di Phat e il suo coming out con lui costituisce una scena iconica e scritta benissimo. I momenti in cui è in compagnia di Ink sono senza dubbio quelli in cui la vediamo più esposta, meno risoluta, incerta su come comportarsi e su quali siano i sentimenti dell’altra ragazza; Zero Photography, un episodio spin-off dedicato per intero alle due ragazze, approfondisce ancora di più il loro legame (sano ed equilibrato come pochi altri) e mostra persino più chiaramente quanto la minore dei fratelli Jindapat ci tenga alla sua fidanzata. In generale, anche Pha è un personaggio divertente e molto piacevole da osservare sullo schermo: non vi annoierà mai e anzi le relazioni che la vedono protagonista riusciranno senz’altro a coinvolgervi.

Wai & Korn, «the chaotic best friends»

Wai e Korn (specie quest’ultimo) sono senz’altro meno impattanti dei personaggi sopracitati, però io mi sono ugualmente affezionata a entrambi. Korn è proprio stupido, ma in senso buono: è un attaccabrighe allucinante, ma sotto sotto è un pezzo di pane, è dolce e premuroso, supportivo e affettuoso, malizioso da morire ma in modo esilarante; quando scopre della relazione di Phat e Pran, non se la prende per le bugie dell’amico o per non esserne stato messo al corrente, piuttosto diventa subito il loro shipper più accanito, e accantona senza difficoltà persino l’ostilità che in precedenza poteva aver provato per Pran, a causa della faida tra le loro facoltà universitarie; mette da parte anche il passato di risse e litigi che ha con Wai senza problemi, sviluppando con lui un rapporto molto carino, che comincia in modo buffo ed evolve in una maniera adorabile (nella serie è di tipo fraterno e io ho adorato che Wai e Korn siano stati usati per rappresentare un esempio di amicizia tra due ragazzi sana, priva di mascolinità tossica, e quant’altro, però il mio personalissimo headcanon è che Korn, prima di provare per Wai sentimenti di tipo platonico, si fosse preso una bella cotta per lui; questa mia idea è supportata dal fatto che nel drama stesso, nell’episodio nove, proprio Korn afferma che gli piace un ragazzo di Architettura, ma di fronte alle facce più che sorprese degli amici la butta sul ridere e rivela che si è trattato di uno scherzo; siamo sicurə? Personalmente, io non lo sono più di tanto e fino al giorno della mia morte rivendicherò il mio diritto di considerare Korn una bi icon, proprio come il suo migliore amico).

Wai è un personaggio che sta sulle scatole alla quasi interezza del fandom e devo dire che mi dispiace non poco; nonostante nel corso degli episodi commetterà innegabilmente un errore importante, quest’ultimo è molto da contestualizzare all’interno dell’universo stesso di Bad Buddy, nel quale assume una gravità minore, o dove comunque ha un peso morale senz’altro meno significativo. Al di là di questo avvenimento, poi, a me Wai piace moltissimo: l’affetto che prova per Pran è tangibile, è letteralmente la sua guardia del corpo; è anche un amico rispettoso, che si accorge del fatto che il proprio migliore amico gli sta nascondendo qualcosa ma non gli fa pressioni nel rivelarla, che sa della passione di Pran per la musica e quindi cerca di convincerlo a riprendere a suonare, che gli sta sempre vicino in ogni situazione e gli fa da spalla; è proprio in virtù della profondità del loro rapporto che Wai poi si sentirà tradito e ferito e compirà ai suoi danni un gesto ingiustificabile. Wai è una testa calda, è sempre pronto a far baldoria e a menare le mani, è orgoglioso e a tratti infantile, ma come dicevo è anche molto protettivo verso le persone a cui vuole bene ed è capace di tornare sui suoi passi quando si rende conto di aver sbagliato. Anche il modo in cui si arrende subito, non appena si accorge (ed è il primo a farlo) che Pha — per la quale si è preso una sbandata — ha una cotta per Ink, l’ho trovato molto carino e maturo (tra l’altro un atteggiamento così distante da quello dell’uomo etero medio che si rivolge alle ragazze saffiche con spavalderia in quanto convinto di poter far “cambiare loro idea”, sminuendo quindi i loro sentimenti e la loro identità). Insomma: Wai è un personaggio piuttosto complesso, che odiare a spada tratta secondo me ha poco senso, che magari può non stare necessariamente simpatico, ma che sarà almeno in grado di farvi divertire, in più scene, se glielo consentirete.

COSA È ANDATO STORTO?

I difetti di Bad Buddy sono pochi, a mio avviso, ma ci sono ed è giusto parlarne, specie dopo averne tessuto per così a lungo le lodi.

Un primo problema che, però, risulterà tale solo a chi non ha familiarità con i drama BL, è la presenza di parecchi momenti definibili senza esitazione ‘trash’ o ‘cringe’, nonché di rumori di sottofondo, specie durante le scene comiche, che a mio avviso appesantiscono di tanto la visione, la quale altrimenti sarebbe andata avanti liscia come l’olio. Come ho già detto nel commento degli episodi 1-3, queste scene tendono a diminuire, pur senza sparire del tutto, man mano che la storia progredisce, perché si aggiungono più momenti drammatici o romantici, che coinvolgono solo i due attori protagonisti, nei quali possiamo tirare un sospiro di sollievo, perché ci saranno soltanto brividi, lacrime, sorrisi che vanno da una guancia all’altra e talento recitativo da vendere (soprattutto nel caso di Nanon, lo ribadisco: è un cazzo di mostro; magari in Bad Buddy lo si può notare di meno rispetto ad altri prodotti in cui ha recitato, come la serie The Gifted o il film SLR, però di base è evidente anche qui).

Un secondo problema (e questo purtroppo è oggettivo, a prescindere dai gusti e dai livelli di sopportazione del trash) è il modo in cui è stato trattato l’outing all’interno del drama. Cos’è l’outing? Si può dire che sia l’opposto del coming out: se quando si fa coming out si sceglie spontaneamente di confidare a qualcuno (o di annunciare pubblicamente) il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, nell’outing questa rivelazione è o forzata o compiuta da qualcun altro, senza permesso. Non voglio fare più spoiler di quanti non ne abbia già fatti, per cui non vi dirò chi fa outing e chi ne è vittima (anche se da altre parti dell’articolo penso si sia ormai capito), ma la cosa davvero grave è che il personaggio mostrato come colpevole, come se avesse sbagliato scegliendo di tenere la propria identità e la propria relazione per sé, è quello che subisce l’outing, non quello che lo compie, il quale peraltro non si scuserà mai per il suo gesto. Ora, l’outing (in generale) è sbagliato da due punti di vista: in primo luogo perché mette la persona che ne è soggetta in pericolo (in base alle circostanze, purtroppo, potenzialmente anche di vita), in secondo luogo perché comunque consiste nel diffondere un’informazione personale che qualcunə desiderava rimanesse privata. Nel caso specifico di Bad Buddy, però, possiamo dire che il primo motivo viene meno: nell’universo di Bad Buddy (e questo è un grande pregio del drama) è piuttosto chiaro che l’omofobia non esiste; Phat e Pran non hanno mai ricevuto un insulto, non sono mai stati vittime di battute o di violenze di alcun tipo, a stento il fatto che siano due maschi viene menzionato (sì e no un paio di volte); con questo non voglio dire che il personaggio che ha fatto outing non abbia comunque commesso un errore, anzi, però ciò che intendo è che non penso lo avrebbe mai fatto se consapevole, che il suo gesto avrebbe avuto conseguenze pericolose nella vita della persona a cui ha fatto outing; è stata solo un’azione immatura e irrazionale, spinta da rabbia e tristezza messe assieme, e per quanto rimanga comunque una brutta cosa non è paragonabile a ciò che l’outing comporta nel mondo reale. Quindi: l’argomento sarebbe potuto essere trattato meglio? Assolutamente sì — e senza troppi sforzi —; però di base la situazione è meno tragica di quello che può sembrare parlandone senza specificare quale sia il contesto nel quale si svolge la serie.

Il terzo e ultimo difetto è puramente narrativo: a un certo punto, nell’episodio nove, viene inserita una ridicola sotto-trama crime, che penso persino io sarei stata in grado di scrivere meglio (e del mondo del crimine non ne so davvero nulla); è stata piuttosto randomica e, per quanto io ne abbia compreso l’intento (far riappacificare due personaggi in conflitto tra di loro), quest’ultimo sarebbe potuto essere raggiunto in mille altri modi, senza dubbio più sensati.

Non penso di avere dei veri e propri altri difetti di cui parlare; ci sono, magari, delle cose che avrei voluto fossero diverse: che le squadre di Architettura e Ingegneria avessero più importanza nella storia (evitando quindi che gli unici membri rilevanti risultassero Wai da una parte e Korn dall’altra), che alla coppia secondaria fosse dato più spazio, che la storia tra la madre di Pran e il padre di Phat ci fosse stata raccontata (a noi spettatori, intendo) fin da subito, che il focus sulla tossicità del rapporto tra Phat e Ming fosse stato maggiore (così come sul contesto familiare di stampo patriarcale dei Jindapat)… e, in generale, che ci fossero ancora più momenti tra Phat e Pran, magari degli episodi spin-off che ce li mostrassero cresciuti (il mio sogno è che prima o poi esca una puntata speciale dedicata al loro matrimonio, sul quale ho una miriade di headcanons). Di base le cose che si possono approfondire in un’opera sono inevitabilmente tante, perché di fondo un centro a cui gli altri elementi fanno da contorno c’è quasi sempre; in questo caso il centro erano Phat e Pran — e, a dir la verità, alla fin fine a me sta benissimo così.

Una replica a “Recensione «Bad Buddy The Series»”

  1. […] di intasare questo articolo con mille chiacchiere su questa mia attuale ossessione vi rimando alla recensione che ne ho […]

    "Mi piace"

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora